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Di norma è bene dubitare delle occasionali reunions, troppo spesso espedienti per raschiare qualcosa dal fondo del barile dei fasti passati. La storia del rock è costellata di esempi illuminanti al riguardo, e assai di rado tali rimpatriate hanno aggiunto qualcosa di davvero significativo dal punto di vista artistico. I Curved Air, pregiato nome del prog inglese dei bei tempi andati (gli anni '70, ovviamente), nel 1990 si rimisero insieme per un paio di concerti, preludio ad uno special per la BBC che però, di fatto, non venne realizzato. La formazione era quella più nota, comprendente Sonja Kristina alla voce, Darryl Way al violino e alle tastiere, Francis Monkman alla chitarra e alle tastiere, Florian Pilkington-Miksa alla batteria. A dieci anni di distanza, su pressione - pare - dei fans, vedono la luce i nastri relativi a una di tali performances. Va detto subito che il sound risulta debitamente aggiornato: moderno e molto muscolare, ai limiti dell'heavy. Anche la stessa scaletta, che pure attinge dai primi tre (e migliori) dischi del gruppo, ha inteso privilegiare i brani più d'impatto rispetto alle suites, con alcune eccezioni fra cui la celebre "Vivaldi". Svetta, su tutto, la profonda e carismatica conduzione canora della Kristina, affiancata dalle singolar tenzoni fra l'iperriverberato violino elettrico di Way e la chitarra di Monkman, quasi sempre distorta. I musicisti dominano a dovere il nuovo assetto aggressivo delle tracks, tuttavia le maggiori soddisfazioni si hanno quando i ritmi rallentano e il fragore diminuisce, permettendo di avvertire al meglio le grandi potenzialità dei singoli musicisti. Alludo per esempio all'acustica "Melinda", all'elaborata "Situations", alla classicheggiante "Young mother", oltre, naturalmente, alla già citata, barocca "Vivaldi", da sempre vero manifesto del gruppo. L'esperimento si può considerare abbastanza riuscito, però questo disco fa un po' l'effetto dello zucchero filato: delizioso ai primi assaggi, un po' stucchevole andando avanti.
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