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Terzo album solista per il fondatore e chitarrista degli Airbag, Bjørn Riis, a due anni dal convincente “Forever comes to an end”. Sei nuovi brani che vedono Riis (voce, chitarre, basso ed altro ancora) confrontarsi con un concept il cui tema portante parla delle relazioni sociali, scritto come si trattasse di un dialogo tra due persone. All’album collaborano Henrik Bergan Fossum (batterista degli Airbag), Simen Valldal Johannessen (tastierista degli Oak), Ole Michael Bjørndal (alla chitarra) e Mimmi Tamba (alla voce). La prima traccia, “When rain falls”, dopo un paio di minuti “ambient”, si “addentra” in riffoni quasi sabbathiani con la chitarra tagliente di Riis che si arrampica come meglio non potrebbe all’interno di una sezione ritmica possente. Intorno al quarto minuto all’improvviso quasi tutto tace, lasciando spazio ad un languido pianoforte e ad un soffuso cantato vagamente floydiano. La chitarra “liquida” di Riis fa il resto, con interventi incisivi preludio al finale ancora minimalista. “Icarus”, appena più breve (sette minuti circa), inizia come una struggente ballata per poi prendere il volo con un refrain piacevole ed una chitarra sferzante. “You and me” è delicata, dalle tinte smorzate, venata di dolce malinconia. “Stormwatch”, la traccia più lunga della raccolta (poco più di quattordici minuti), è quella più vicina al “modus Airbag”, con intro soffusa, crescita ritmica abbinata ad i vocalizzi di Mimmi Tamba, una breve fase “tellurica” prima che il sopravvento venga ripreso dal confortevole mood iniziale con la chitarra di Riis giudiziosa protagonista. La chitarra acustica e la voce soft dell’artista norvegese ci immergono in “This house”, altro brano malinconico che si mantiene tale per tutta la sua durata e che coinvolgerà emotivamente gli amanti di certe sonorità smorzate che caratterizzano la proposta di Riis. Il breve strumentale ambient “Epilogue” chiude l’album. Un lavoro complessivamente ben fatto, emotivamente molto intenso e “sentito” che avrebbe avuto bisogno di un pizzico di brio in più, in alcuni momenti almeno, per evitare che il troppo languore possa, a lungo andare, annoiare. Ciò non toglie che Riis il proprio “lavoro” lo sappia fare... e bene anche. L’artista pare essere apprezzato anche alle nostre latitudini tanto che ai primi di settembre sarà tra le attrazioni dell’importante festival di Veruno.
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