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“Un cerchio perfetto” è veramente un bel disco, bello e affascinante, pervaso di atmosfere ambient e progressive così profonde che ascoltandolo ho l’impressione di nuotare in un brodo musicale dal sapore delicato appena punteggiato di spezie. Iniziare una recensione con un apprezzamento così netto e con una metafora così improbabile mi sembrava il modo giusto per mostrare quanto mi piace questo lavoro di Salvo Lazzara a nome Pensiero Nomade, progetto arrivato ormai al settimo album e inframmezzato nel corso degli anni da altri lavori e collaborazioni con svariati musicisti. Ambient e progressive, dunque, ma in realtà questa è stata solo la prima impressione. Per essere chiari, il progressive vero e proprio è stemperato in un mare acustico creato da chitarre, pianoforte, fiati e percussioni che costruiscono un gradevolissimo esempio di quella che negli anni ’90 sarebbe stata facilmente etichettata come World Music o New Age. A prescindere dal genere, è difficile non restare ammaliati dal fascino che sprigiona la musica. Le atmosfere sono delicate e intimiste e per essere apprezzate necessitano di una certa attenzione. È assolutamente impossibile ascoltare l’album in maniera fugace e distratta, pena l’incapacità di capire il fascino di “Bella che danzi”, con le note centellinate di chitarra acustica e piano, le percussioni, il suono jazzato del contrabbasso e le pause, elementi fondamentali della composizione che guidano ad una seconda parte sostenuta dall’ingresso di una batteria soffusa. Adoro anche il suono simil-Theremin di “Quasi non fosse più tempo” e “La forma dell’aria”, l’essenzialità pianistica di “Puntini”, i richiami folk di “Rugiada fra le mani”, le melodie che si rincorrono di “Il suo sorriso antico” e le gradevoli note cantautoriali di “Buio e magia” e “Sul finire”, con protagonista la voce di Michela Bolti. A parte quelli segnalati, tutti i restanti brani (tredici in totale) hanno un chiaro senso melodico, una ragione d’essere che evita l’effetto da riempitivo e contribuisce a definire le atmosfere compatte di quasi un’ora di musica. Fondamentale l’apporto di un gruppo di musicisti bravissimi e conosciuti, tra cui Andrea Pavoni, anche co-compositore, Davide Guidoni, ed Edmondo Romano, che con i suoi splendidi fiati contribuisce parecchio a caratterizzare questo lavoro. Può bastare così. Se non fosse ancora chiaro, “Un cerchio perfetto” è un disco da avere e da ascoltare.
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