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Dopo le passate collaborazioni all’interno del progetto Samurai of prog e The Guildmaster è giunto il momento per il duo Kimmo Pörsti e Rafael Pacha di dare alle stampe un album a proprio nome, “Views from the inner world”, uscito a fine settembre. Come è logico anche in questo lavoro sono presenti molti vecchi amici dei “Samurai” (da Marco Bernard a Marek Arnold, da John Wilkinson ad Ariane Valdivié), ma i dieci brani (solo tre dei quali cantati) sono composti dai due titolari del progetto. La breve “Ventolera prelude”, poco più di un minuto, apre la raccolta, ma è con la successiva “Watch the stars” che possiamo incominciare ad apprezzare le numerose sfaccettature presenti nei brani, figlie delle varie influenze artistiche dei due. E se un buon modo di coltivare i propri sogni è quello di “osservare le stelle”, ancora di più lo sarà se il pezzo in questione rimanda ai Genesis di “Wind & Wuthering”, seppur mediati dalla sensibilità compositiva del duo ispano/finnico. “Jubilation” inaugura il trittico strumentale che continua con “Under a cloudless sky” e termina con “Matkakuume”. Solare e gioiosa la prima, dagli spiccati accenti folk la seconda con Pacha che si cimenta con numerosi strumenti tradizionali (tin whistle, low whistle, mandolino, lira…) senza, per questo, rinunciare alla fidata chitarra elettrica, e creando con essi un sound agreste di grande fascino. Ancora più particolare è “Matkakuume” (termine finlandese che significa “febbre da viaggio”) composta, paradossalmente dal solo Pacha, che col sapiente uso delle tastiere e della sua sei corde, ben accompagnato dal drumming deciso di Pörsti, riesce ad offrire proprio l’idea del viaggio in corso. Il cantato di Ariane Valdivié conferisce a “Leap in the dark” un alone fatato, mentre gli ariosi strumentali ricordano i Camel in versione folk. Molto bello anche l’orecchiabile refrain. La breve, malinconica, “Shadows of lost memories”, fa da preludio ad uno dei pezzi forti dell’album, la composita “The man who walked home”. Un pot- pourri di profumi, di sensazioni, di emozioni che fondono suoni arabeggianti ed il flamenco al rock sinfonico. Notevole, per l’occasione, il contributo, al sax, di Marek Arnold che rende ancora più caliente il lungo brano. “Ventolera” (un vento impetuoso delle zone calde), anch’essa intorno ai nove minuti, ha un brioso incedere per una buona metà poi il pezzo si rarefà con la chitarra acustica ed il pianoforte a dettare i tempi e cadenzarne le atmosfere. Segue un lungo “solo” dell’elettrica di Pacha sorretta dall’efficace lavoro di Pörsti alla batteria. Più malinconica “Alone against tomorrow” col flauto che anticipa il cantato della Valdivié e qualche sprazzo affidato all’acustica e poi all’elettrica di Pacha che dipingono un quadro “dimesso” ma comunque affascinante. “Views from the inner world” è, dunque, un debutto coi fiocchi riuscendo a fondere mirabilmente le due (e più) anime musicali degli attori principali, quella sinfonica e quella folk. Insomma, si mischiano le carte (e i musicisti…) all’interno dell’universo “Samurai”, ma il risultato finale non cambia ed il prodotto finale rimane squisito. Ora manca (soltanto?) il debutto solista di Bernard… che parrebbe imminente.
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