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Cambia l’anno, ma non cambiano le abitudini del binomio Bernard e Pörsti che ci regalano questa ennesima perla dedicata a “Robinson Crusoe”, l’arcinoto protagonista del romanzo di Daniel Defoe. L’album è stato pubblicato nel dicembre 2021 a chiudere un anno intensissimo per il duo italo-finlandese già protagonista, stavolta come Samurai of Prog (con Steve Unruh), con due album dedicati ai racconti dei fratelli Grimm. Non ci sorprenderemmo, dunque, se questo 2022 ci regalerà almeno altre due o tre pubblicazioni e poco importa se saranno “timbrati” Bernard e Pörsti, da Samurai of Prog, dal solo Pörsti o dal progetto parallelo, più folk-prog, The Guildmaster. “Robinson Crusoe” è suddiviso in sette brani, con il solito consistente numero di musicisti coinvolti, che incontreremo cammin facendo. “Overture” (musiche di Octavio Stampalia) è l’ottimo antipasto fornito dalle tastiere dell’autore con evidenti richiami alla musica classica grazie anche ai preziosi contributi del violino di Steve Bingham, del corno francese e della tromba di Mark Pepeghin e dal flauto di John Hackett. L’anima rock è offerta, oltre che dal duo titolare del progetto, dall’incisiva chitarra di Ruben Alvarez. I continui cambi di umore aggiungono quel quid che conferisce al brano un gusto davvero squisito. Un altro “abbonato” ai lavori di Bernard e Pörsti è l’autore delle musiche di “Like an endless sea”, Oliviero Lacagnina (su testi di Massimo Gori). Non mancano anche qui le influenze classicheggianti, in cui si innesta un “flavour” jazzistico di notevole qualità. Entra in scena, poi, la particolare voce di John Wilkinson mentre il finale è ancora un florilegio di emozioni con violino (ancora Bingham), tromba e corno francese (Pepeghin) e le tastiere dell’autore. L’immancabile saggio di bravura di David Myers al pianoforte, “The voyage begins”, ci conduce a “The island of Despair”, una mini-suite di dieci minuti. L’autore (musica e testi) è Alessandro Di Benedetti (Mad Crayon-Inner Prospekt) e tra gli ospiti figurano Bert Schwertmann (voce dei Kayak), Rafael Pacha (chitarre, flauto dolce, viola), Steve Bingham (violino), mentre il “solo” di chitarra è di… Steve Hackett. Malgrado l'inizio sia affidato al piano, al violino ed alla viola, l'ingresso del cantato di Schwertmann ci conduce in ambito decisamente rock. Quasi a metà del brano, l'atmosfera si fa più sognante e rarefatta con protagonista il piano dell’autore, tra il quale si inseriscono le note del violino, della viola e del flauto. Un breve break strumentale, ed inizia il lungo assolo di Hackett prima che riprenda la breve parte cantata, bissata da un altro intervento, stavolta più breve, dell’ex-Genesis. Finalmente Robinson incontra “Friday”, altro brano che supera i dieci minuti. Le musiche sono di Marco Grieco, le liriche di… Defoe. Il risultato, merito anche della voce di Marco Vincini, è davvero notevolissimo: un bel tuffo nel prog romantico anni ’70, in particolare in quello dei Genesis con Gabriel. Un’altra “vecchia” conoscenza, Luca Scherani (musica e testi) confeziona “The rescue” perfettamente cucita addosso alla voce di “Lupo” Galifi. Le “belle melodie” la fanno da padrone, le molteplici tastiere di Scherani disegnano trame sempre convincenti. Il “tema” ricorrente synth è davvero splendido, così come il violino di Adam Diderrich, mentre poco “sfruttato” pare il talento di Marcella Arganese alla chitarra, malgrado qualche ricamo qua e là. Notevole, per contro, l’apporto ritmico di Bernard e Pörsti come era iniziato, il cd si chiude con uno strumentale, “New life”. L’autore, tanto per cambiare, un altro italiano: Andrea Pavoni. Un brano a tinte pastello in cui emergono il flauto di John Hackett e le sobrie tastiere dello stesso Pavoni. Efficace, infine, il guitar solo di Marcel Singor. Riuscita, come nelle altre occasioni, la copertina di Ed Unitsky ed esaustivo il ricco booklet. “Robinson Crusoe” conferma in pieno le aspettative che avevamo e l’ottima creatività che contraddistingue sin dagli esordi, questo progetto “aperto” del duo italo-finlandese.
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