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A sei anni di distanza dal terzo album in studio tornano alla pubblicazione discografica i giapponesi TEE e anche per l’occasione non si sfugge, con le iniziali del titolo che vanno a formare il nome del gruppo. Line-up invariata, con il tastierista e principale compositore Ryuji Yonekura, il flautista Kenji Imai che col suo strumento va spesso alla guida dei brani, il chitarrista Katsumi Yoneda e la sezione ritmica formata dal batterista Takayuki Asada e Yukio Iigahama. Squadra che vince non si cambia e formula che vince non si cambia. Chi ha seguito i TEE fin dagli esordi sa cosa aspettarsi e non rimarrà deluso dal loro prog interamente strumentale. Bastano già i dieci minuti della prima traccia “Kaiden kairou” a dare conferme solide. Sulle basi classicheggianti dettate dal piano e dalle tastiere, il flauto si ritaglia spazi solistici sempre di grande fascino, la chitarra elettrica interviene dando quel pizzico di aggressività in più e ci sono continui cambiamenti di tempo. L’album mantiene una piena omogeneità, confermando queste caratteristiche anche nei successivi brani, che non scendono mai sotto i sei minuti e mezzo e che toccano un picco di lunghezza con gli oltre dodici minuti della mini suite “Floating planet”. Proprio questa composizione, suddivisa in tre sezioni è sicuramente la più interessante del lotto, dall’introduzione flautistica raffinata ai continui interscambi tra i vari strumenti che si alternano alla guida, spesso spingendo sull’acceleratore, passando per una pausa d’atmosfera nella parte centrale che, grazie ai suoi legami con la musica classica scanditi dalle note del piano, mantiene un giusto livello di tensione e che precede un finale di emozioni e crescendo mozzafiato. Si va in piena continuità, quindi, con quanto fatto nei precedenti lavori, magari accentuando l’aspetto sinfonico della propria musica. Così, anche se non si perde l’aspetto romantico fortemente centrale negli altri dischi, la band stavolta si diletta puntando su soluzioni più altisonanti, oppure su intelaiature strumentali più tecniche. Il risultato è che siamo meno in orbita Camel e più vicini a Solaris e PFM, tanto per dare qualche punto di riferimento, segnalando anche qualche trama non così distante dagli Anglagard più sinfonici in “Orbiter mission”. E i musicisti sono bravi a trovare equilibri perfetti: mai eccessivamente pomposi e mai con virtuosismi fini a sé stessi, non fanno altro che mettere il loro talento al servizio di belle composizioni. Se proprio vogliamo individuare un difetto è che, alla loro quarta prova, i TEE non hanno più un effetto novità. D’altronde lo accennavamo all’inizio della recensione… Inserito il cd nel lettore sappiamo già cosa ci attende e, nonostante le peculiarità appena descritte, sorprese vere e proprie non ce ne sono. Questo però non inficia minimamente la qualità della musica. Che resta alta, molto alta. A conferma che i TEE possono essere inquadrati tra i migliori esponenti del prog sinfonico giapponese degli anni 2000. Il cd, presentato in una bella confezione digipack con tanto di OBI, è uscito per la PRetentious Dinosaur Records, etichetta statunitense gestita da Mike Sary finora per distribuire i lavori dei suoi French TV e proprio per questo non è reperibile con la facilità (e con il costo) dei precedenti, realizzati dalla francese Musea. Ma siamo sicuri che chi ha seguito i TEE in passato non si creerà troppi problemi a fare questa spesuccia, perché ne vale davvero la pena.
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