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Già da qualche tempo, probabilmente complice anche l’entrata in formazione del chitarrista giapponese Katsumi Yoneda (già membro dei TEE), i French TV non presentano più composizioni eccessivamente intricate e fatte di schegge sonore impazzite che volano ovunque durante l’ascolto. Negli ultimi anni, la band capitanata dal bassista Mike Sary, con una line-up completata dal citato Yoneda, dal tastierista Patrick Strawser (che qualcuno ricorderà negli anni ’90 con i Volaré) e dal rientrante batterista dei primi tre album Fenner Castner, segue un percorso più lineare con una musica che comunque non fa venire meno l’imprevedibilità. Il quindicesimo album, per la prima volta non autoprodotto e pubblicato invece dalla Cuneiform Records, continua su questa scia, mescolando jazz-rock canterburiano, bandismo zappiano, prog sinfonico, fusion e quel R.I.O. moderno da sempre nelle corde del gruppo, ma oggi non preponderante rispetto al passato. Il tutto condito sempre dalla giusta dose di ironia. Emblematico il pezzo che va ad aprire questo nuovo lavoro, intitolato “Every morning I wake up and take my hat off to all the beauty in the world”, che si protrae per oltre diciotto minuti e mezzo e che rappresenta bene i French TV del 2023. L’introduzione d’atmosfera porta subito verso sensazioni di serenità, con il flauto che gioca con le tastiere e che lascia poi spazio agli arpeggi raffinati della chitarra acustica. Siamo quasi in territori cari ad Anthony Phillips, ma pian piano ci si sposta verso un sound elettrico che rievoca gli Happy the Man più melodici. L’intensità cresce, poi, verso i sei minuti, affrontiamo un’oasi classicheggiante e misteriosa guidata dal piano. Passa poco più di un minuto e il basso incessante dà una bella spinta verso soluzioni fusion da ECM, con tanto di variazioni di tempo, di timbri e di atmosfera. I vari strumenti si incrociano in continuazione e si danno il cambio nell’esecuzione dei temi portanti. Un nuovo passaggio acustico di chitarra e flauto parte prima dei quattordici minuti e precede il finale che sa essere allo stesso tempo dirompente ed epico. Davvero una composizione di grandissima classe. Forse uno dei punti più elevati (se non proprio il più elevato) mai toccati dai French TV. Le altre tracce si mantengono ad ampio respiro, con strutture che permettono ai musicisti di sbizzarrirsi come meglio credono, tra momenti di insieme e impennate solistiche da brividi. Non vengono raggiunti gli stessi livelli della suite di apertura, ma di qualità ce n’è ancora tanta. L’influenza di Frank Zappa si avverte molto in “Baby, you fill me with inertia” (che è anche il brano maggiormente erede del R.I.O. del passato) e “The Mayor of Ding Dong City”; “Dunkard’s train to Westchester” vede un sorprendente mix di rock sinfonico e scuola canterburiana; la conclusiva “My boys awake at night ‘cuz they nocturnal” riporta ad ambiti più vicini al jazz-rock e alla fusion. A loro modo, i French TV non smettono mai di stupire.
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