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Non mi sorprendo più di tanto che la pubblicazione questo disco sia stata respinta da un'etichetta come Musea: troppo difforme sia dalle cose passate dei Sithonia che dal canonico Prog sinfonico italiano. Tutto sommato il nuovo corso dei Sithonia, dopo cioè l'abbandono del chitarrista Roberto Magni ed un certo cambiamento di rotta, è difforme dal vecchio solo nell'aspetto esteriore (e non intendo solo la scomparsa delle orribili vecchie copertine!). In verità si tratta ancora di un Prog non troppo spericolato, dalle sonorità quasi cantautoriali ma, diciamo così, in formato espanso, in cui le orchestrazioni non danno quasi mai vita a bombardamenti strumentali. Tutto viene giocato sul cantato, attorno al quale sembra essere stata costruita la musica. Tutto ciò dà il via a composizioni di eleganza e delicatezza deliziosa, ma all'interno di lunghe composizioni (come i 23'35" della title-track) possono un po' spiazzare, mal riuscendo a tener viva l'attenzione. In sostanza mi sembra di poter addirittura dire che "Hotel Brun" rappresenti un po' il recupero di un discorso musicale iniziato con l'album d'esordio "Lungo il sentiero di pietra".
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