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MÉSÉGLISE Stranamente sereno Lizard Records 2016 ITA

Il duo formato da Paolo Nannetti (tastiere, pianoforte, chitarre acustiche, organino bolognese e voce) e Marco Giovannini (voce e chitarre acustiche) già al tempo dei Sithonia (parecchi album all’attivo negli anni ’90 ed uno anche nel 2011) non amava sorprendere con “effetti speciali”. Con la nuova formazione dei Méséglise (con Maya Seagull -basso e voce-, Maria Robaey -violino e mandolino-, e Maurizio Lettera –batteria-) l’approccio musicale è simile: bandite le chitarre elettriche a favore delle 6 e 12 corde acustiche, la musica della formazione bolognese è una sorta di canzone d’autore progressiva con contaminazioni folk.
Già autori di un raffinato esordio, sempre targato Lizard Records, intitolato “L’assenza” (2013), ora eccoli nuovamente alla prova album con “Stranamente sereno”. Dodici tracce lo compongono (3 delle quali appartenenti al repertorio Sithonia) per circa 45 minuti di musica, belle le illustrazioni e le liriche nel booklet, questa la scarna presentazione dell’album. Un lavoro che dimostra come si possa produrre musica di qualità senza orpelli o facili cliché, ma restando fedeli al proprio credo di “semplicità”. Tutto ciò senza scadere nel melenso, nel retorico, nel banale, anzi “sfornando” 12 brani intelligenti e di notevole qualità. Composizioni graziose, anche immediate, dai bei refrain che subito invitano all’ascolto, incastonati, come sono, tra i richiami folk, un accennato gusto etnico, un pizzico di rock ed attente liriche “cantautoriali”. Brillante, in tal senso, “Caporale Milt” con le chitarre acustiche, il suono senza tempo dell’organino bolognese e la voce di Giovannini a raccontare una storia di guerra. Con più impeto “Interno notte” (molto bello il testo) in cui il gruppo scioglie le briglia e si lascia andare, nella seconda parte del brano, ad un notevole inserto strumentale, mentre il finale è ancora della chitarra acustica. “L’attesa” ci permette di apprezzare anche la voce di Maya Seagull mentre il violino ci accarezza, malinconico, qua e là. “Confusi in mezzo ai simboli” ci riporta indietro nel tempo quando nei negozi specializzati iniziavano timidamente ad apparire i primi lavori della nouvelle vague del prog italiano di cui i Sithonia facevano parte. Divertente “Con il pallone”, raffinata e malinconica “Il tempo di un caffè”, bella ballata folk lo strumentale “Il gioco delle parti”.
Se è vero che il sereno è la più diffusa delle nubi (come scrive Montale) più che “Stranamente sereno” l’album l’avremmo intitolato “Decisamente sereno”, subito pronti a riascoltarlo.



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Valentino Butti

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