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Riecco apparire il mago americano delle tastiere, che, dopo aver suonato nei due lavori di Ayreon e in quello di Lana Lane, riesce dopo pochi mesi a far apparire il secondo disco a proprio nome. Se il primo aveva suscitato delle perplessità in Alberto all'epoca della sua uscita ,a causa dell'impasto troppo smaccato delle sole tastiere e dall'assenza di voce, sul secondo io ho da ridire proprio per l'eccesso opposto! Infatti i synth sono relegati in secondo piano, dietro alla chitarra di Arjen Lucassen (tra un po' questi due finiranno anche a letto insieme...!) e alla voce (avete capito bene!) della sua mogliettina (la Lana di cui sopra) e di altri cantanti. Ne viene fuori un disco di heavy prog molto discontinuo, un po' sulla scia dell'ultimo Ayreon ma spesso indeciso sulla strada da seguire, se quella sinfonica (sono tante le aperture epiche di questo genere) oppure l'heavy metal nudo e crudo. Il prog puro, anche romantico, esce fuori solo negli episodi più lunghi ma ciò non basta per salvare un disco chea mio avviso non è né carne né pesce. Inoltre la durata non è nemmeno troppo elevata... quindi, perché scomodare il portafogli?
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