Dopo l’edizione definitiva di “The Galactic Collective”, con una versione ampliata del progetto in studio (alla cui recensione vi rimandiamo), Erik Norlander fa il bis, con questo documento che testimonia la trasposizione concertistica del lavoro. Il tastierista aveva rielaborato un po’ di sue composizioni strumentali sfornando una pubblicazione contenente due cd e un DVD, e la stessa operazione, con lo stesso formato avviene per quello che riguarda la dimensione live.
La registrazione riprende la performance tenuta a Gettysburg il 21 maggio 2011 in occasione del festival “The rites of Spring”, in cui veniva celebrata una personalità che ha avuto una fondamentale importanza per lo sviluppo del progressive rock (e non solo) e che non ha certo bisogno di presentazioni: Bob Moog. L’inventore del sintetizzatore che tanta fortuna ha avuto negli anni ’70 ancora oggi viene giustamente inquadrato come un punto di riferimento imprescindibile per chi bazzica nell’elettronica e nel prog e anche un virtuoso come Norlander non poteva esimersi dall’omaggiarlo destreggiandosi (alla grande) con lo strumento che Moog ha lasciato in eredità.
Sul palco il tastierista è accompagnato da Mark Matthews al basso, Nick LePar alla batteria, Freddy DeMarco alla chitarra e Lana Lane (sua moglie e autrice di vari album solisti in cui il tastierista è ben presente) e Debrissa McKinney alle parti vocali. La scaletta prevede l’esecuzione di tutti i pezzi presenti sulla versione in studio di “The Galactic Collective”, più altri inserimenti con ripescaggi dal repertorio più vicino al prog-metal. Così, se in studio c’era una certa predilezione per il lato più sinfonico-romantico della musica di Norlander, pur senza disdegnare incursioni in sentieri più aggressivi, sono proprio questi ultimi a venire maggiormente a galla sul palco, con risultati altalenanti. I momenti più emozionanti restano, così, gli stessi che avevano entusiasmato nel lavoro precedente: “Neurosaur”, “Sky full of stars”, la fenomenale “After the devolution” e la suite “The dark water”, mostrano nuovamente un musicista capace di realizzare composizioni meravigliose, ma che allo stesso tempo, con altri pezzi, tende a perdersi nei cliché del prog-metal o in virtuosismi a volte un po’ fini a sé stessi e/o tendenti all’autocompiacimento.
Per chi apprezza certe esagerazioni, l’intera esibizione può rivelarsi una delizia di primissima qualità, per tutti gli altri restano comunque non pochi i momenti in cui la musica regala emozioni enormi. Meno convincente dell’edizione definitiva in studio, “The Galactic Collective – Live in Gettysburg” resta, perciò, un lavoro che presenta tanti momenti di elevata qualità, con qualche calo qua e là e fa inquadrare bene il valore di un musicista che ha dalla sua un talento enorme non sempre sfruttato al meglio.