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La storia dei Nathan Mahl ricorda un po' quella dei Cast: anni e anni di esistenza sotterranea, poi, all'improvviso, un'esplosione di produzioni. Siamo già al secondo album e già ce ne sarebbe un altro paio pronti che chissà se vedranno la luce. La recensione di "Parallel eccentricities" del numero precedente ci parlava di un gruppo dalla musica dominata da un gran gioco di tastiere e tendente un po' verso ritmiche fusion. In questo secondo lavoro la componente fusion ha preso ancor più importanza, senza per questo rinnegare la matrice Prog sinfonica su cui tutto quanto si muove. Le parti cantate sono ridotte al minimo (solo su due tracce è dato udire una voce umana), ma il continuo intreccio tra le tastiere di Guy LeBlanc e gli altri strumenti parla da solo. La band, dopo anni di vita incostante, pare aver raggiunto un affiatamento che fa ben sperare per il futuro ma che, intanto, fa apprezzare il presente, potendo godere del continuo ricamo in sottofondo di un basso che sostiene molto bene sia le escursioni chitarristiche di José Bergeron che le ritmiche in continuo evolversi del batterista ispirato che è suo fratello Alain. Prog sinfonico... fusion.... questo gruppo rappresenta l'unione magnifica di questi due tipi di sonorità che non solo non stridono, ma creano una sinergia che invito tutti quanti a provare... sempre che - ahimé - questo cd riesca ad essere disponibile dalle nostre parti.
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