Già solo per essere la mente dei Nathan Mahl ed il tastierista deli Camel più recenti, Guy LeBlanc può venire considerato un musicista di tutto rispetto. Ci avviciniamo con vivace interesse quindi a questa seconda fatica solistica di Guy, avendo nelle orecchie il possente tastierismo dei Nathan Mahl e la delicata ed elegante Prog fusion del primo lavoro ("Subversia" 1999). Verifichiamo ora se le nostre aspettative sono deluse. Si nota subito che il nostro fa tutto da solo, senza nemmeno l'ausilio di musicisti ospiti, fatto questo che penalizza molto gli altri strumenti a vantaggio degli amati tasti d'avorio. Non che la presenza delle tastiere sia poi così incombente ed invadente, ma sono proprio gli arrangiamenti delle tastiere stesse ad essere più curati e sviluppati, contro arrangiamenti appena accennati per una chitarra appena sufficiente ed una sezione ritmica (con batteria elettronica) che funge appena da accompagnamento. Il lavoro tastieristico è ancora una volta encomiabile, comunque; anche nei passaggi più semplici e delicati offre degli spunti eleganti ed arguti, mai fuori posto né sopra le righe. Riguardo lo stile musicale, questo si riaggancia al primo lavoro solistico con un avvicinamento a certe sonorità alla Camel. Esemplare in questo senso la suite (di circa 15 minuti) "The One Who Knows", forse il brano più meritevole dell'opera. Il neo più grosso è rappresentato da un cantato che solo in poche occasioni raggiunge la sufficienza e in brani come la tiratissima title track si rende addirittura fastidioso. Un vero peccato, perché le idee ci sono e sono anche di valore. Forse tutto questo materiale poteva essere sfruttato meglio, fermo restando che il disco è comunque gradevole e fruibile e forse più vario e completo rispetto al primo.