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Il solito album dei Jadis, potranno esclamare molti... ed avranno ragione, almeno a livello generale. Si tratta in effetti di un nuovo album che Gary Chandler firma con il suo marchio di fabbrica inconfondibile che ha provoca da sempre la gioia dei fans e... l’orchite dei detrattori. Personalmente rimpiango ancora “More than meets the eye”, l’album in cui Chandler divise le fatiche compositive con gli altri musicisti al suo seguito, tra cui spiccavano Martin Orford e John Jowitt, con risultati inconfondibilmente Jadis in quanto a riconoscibilità, ma con un bel po’ di elementi in più che lo rese molto gradito oltre che al sottoscritto, a molti proggers. Frenate la gioia quindi se vi dico che Orford e Jowitt sono tornati e suonano in questo cd: il loro contributo è quasi meramente strumentale. Nulla toglie che comunque un po’ della sterilità che contraddistingueva in negativo il precendente album del gruppo (“Somersault”) si è ammorbidita, in favore di atmosfere più liquide in cui il peso del suono delle tastiere è leggermente maggiore. Il risultato è un po’ più equilibrato, bisogna ammetterlo, anche se poco cambia ad un orecchio distratto.
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