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SWEDISH FAMILY |
Vintage prog |
Helicon House |
2004 |
SVE |
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Chi non conosce gli Swedish Family? Pensate che hanno pubblicato un totale di 10 album! La loro musica è in linea con quella dei grandi gruppi scandinavi quali Kebnekajse e Fläsket Brinner, quindi una sorta di rock sinfonico con influenze blues, psichedeliche e folk nordico. Non mi stupirei se i Grovjobb li avessero fra i loro principali ispiratori. Per rinfrescarvi la memoria, il loro debutto discografico, "Success in Moscow" risale al 1969; l'epilogo è invece rappresentato da un album dal vivo registrato a Budapest e dato alle stampe nel 1979: "Hungry in Hungary". L'album qui in esame è, per la precisione, una compilation dei migliori successi della band e comprende un paio di bonus tracks, una delle quali, pensate, "Always Grumpy", è stata registrata ex novo dai Flower Kings, dal momento che i nastri originali sono andati persi. Si tratta di una canzone molto Grovjobbiana, se avete familiarità con questo gruppo. Ma le sorprese non finiscono qui: fra le chicche ripescate dall'etichetta svedese che ha effettuato questo splendido lavoro di collage e recupero, segnaliamo "Östuna Anthem", la registrazione di un'esibizione dell'organista Bo Dean ai tasti d'avorio del prezioso organo a canne della chiesa di Östuna. O pensavate che Keith Emerson fosse l'unico musicista degno di poggiare le sue dita su strumenti così delicati? Un'altra chicca è rappresentata da "The Last Goodbye", un raro B side tratto dallo hit single del 1974, "Making Kids". Si tratta di una delicatissima ballad interpretata dalla fisarmonica di Algot Davi e dallo Hammond del virtuoso Bo. Prezioso anche il lavoro di Inge Naning al piano Rhodes e al Minimoog. Il suono degli Swedish Family è ruvido ma caldo, passionale, come può essere dimostrato dal lento e suadente blues "From the Foot", risalente al 1969 e, nonostante questo, ancora molto attuale. Ad arricchire il sound intervengono il sax soprano di Alf Willberg e la chitarra di Redar Gitsdorf. A brani più classici si accompagnano melodie più frivole, come quella di "The Gothenburg Heros", una sorta di musichetta tradizionale che termina in crescendo, in stile Kaipa. Tirando le somme si tratta di un album grazioso e scorrevole anche se non raggiunge di certo le vette dei Kebnekajse.
Bella storia vero? Peccato che sia tutto falso e che tutta questa faccenda sia frutto della mente un po' perversa di Tomas Bodin. Sarebbe stato sufficiente realizzare un buon disco di musica progressive vintage dal sapore nordico, invece il nostro chitarrista ha costruito attorno al suo progetto una sorta di strano delirio. Avete capito bene: dietro agli pseudonimi riportati sulla copertina del CD si nascondono, fra gli altri, Roine Stolt, che ricopre il ruolo sia del bassista Veke Berg che quello di Redar Gitsdorf, Hasse Bruniusson che veste i panni del batterista Hadde Wattnåt e Tomas Bodin che impersona contemporaneamente Bo Dean ed Inge Naning. Nulla di vero quindi, tranne i giudizi di merito sulla musica che per fortuna è reale.
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Jessica Attene
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