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Il secondo album solista di Tomas Bodin pare rispecchiare il suo nuovo vicinato, più che le sue influenze musicali... così pare di capire leggendo le note del booklet. Si narra che il mite Tomas, venendo esposto, nel corso dei lunghi tour attorno al mondo coi Flower Kings, a una moltitudine di contatti etnici di vario tipo e, trovandosi altresì parimenti esposto nel nuovo quartiere ove di recente si è trasferito, si sia sentito in obbligo di far rispecchiare questo caleidoscopio culturale nella musica che, libero dalla dittatura stoltiana, è andato a comporre per riempire i 71 minuti di "Pinup guru". Ciò è evidente e ben evidenziato soprattutto nella traccia intitolata "New in the 'hood" ("nuovo del vicinato" appunto), un ricco e divertente campionario di ciò che probabilmente le sue povere orecchie captano da radio e mangianastri tenuti a tutto volume durante le lunghe serate svedesi da un vicinato pittoresco e multirazziale. Chi pensa di trovare echi dei Flower Kings in questo disco, nonostante la presenza di 3 suoi componenti (oltre a Tomas ci sono l'onnipresente Reingold e lo schizzato drummer Zoltan Csörsz), rimarrà certamente deluso. Solo in brevi momenti la musica è assimilabile al puro Prog sinfonico, mentre è invece possibile ascoltare di tutto: fusion, noise, industrial, raga orientali e metal... il tutto però con la pesante presenza di tastiere tipicamente sinfoniche. Il risultato è certamente strano; apprezzabile a tratti, irritante o addirittura ammorbante talvolta. Difficile dare un giudizio chiaro e definito: sicuramente una minor durata dell'album ce lo avrebbe fatto gradire di più, ma nel complesso questo non ci è dispiaciuto, anche se ben pochi dei momenti musicali racchiusi nelle 10 tracce ci strappano più di un annoiato apprezzamento.
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