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NEXUS |
Magna fabulis |
Record Runner |
2012 |
ARG |
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Utilità di questa seconda pubblicazione del 2012 dei Nexus? Nessuna o quasi. Valore di questa seconda pubblicazione del 2012 dei Nexus? Ottimo. La risposta a queste due domande potrebbe sintetizzare e chiudere, volendo, la recensione in oggetto. Risposte, però, in così palese contrasto necessitano perlomeno qualche spiegazione. “Magna fabulis” non può considerarsi un nuovo album perché i 4 brani che lo compongono sono già stati editati in altrettanti progetti “Colossus” (la fanzine finlandese che in collaborazione con l’etichetta discografica Musea ha, nel corso degli ultimi anni, dato “musica” a parecchi capolavori della letteratura di ogni tempo). Inoltre è un album incompleto perché manca di almeno 2 pezzi scritti dalla band argentina per l’”Inferno” dantesco e per il “Decamerone”. Ecco che quindi l’intera operazione assume un sentore “commerciale” (legittimo per carità…), un po’ troppo raffazzonato, anziché in grande stile come forse meritava. Ma questa è stata la decisione presa e la accogliamo senza condividerla. Abbiamo in un unico CD (senza necessariamente possedere i 4 lavori Musea da cui sono stati estratti) brani fra i migliori mai composti dal gruppo sudamericano. Due lunghe suite di oltre 20 minuti e due pezzi più brevi (intorno ai 10 minuti peraltro) compongono la raccolta. “Odisea, el regreso” (da “Odissey: the greatest tale”) è, a parere di chi scrive, il capolavoro assoluto di Huber e compagni. Ispirazione ai massimi livelli, perfetta sintesi tra barocchismi ridondanti ed enfatici e momenti di più tranquillo lirismo. E non si pensi che ci siano solo le tastiere di Huber: ottimi gli interventi della chitarra di Carlos Lucena e buona la performance alla voce di Lito Marcello. 28 minuti che si risolvono in un soffio. Nessuna lungaggine (e li avremmo perdonati) per un brano praticamente senza sbavature. La seconda traccia “La aventura en el mar” ci porta invece a “L’isola del tesoro” di Stevenson. Pezzo di notevole fattura in cui l’infatuazione (anzi l’amore…) di Huber per Keith Emerson è stemperato e ammorbidito da guizzi acustici e fusion. Meno incisive le parti vocali (peraltro minime) appannaggio stavolta di Lucena. Ne “El segundo reino” (tratto da il “Paradiso” della Divina Commedia) maggior spazio è lasciato alle liquide digressioni della chitarra elettrica ed il solista Huber si mette maggiormente al servizio dei compagni con risultati ancora una volta eccellenti anche se meno enfatici e spettacolari. Chiude l’album “The scheme goes on” (l’originale sul “Purgatorio) in cui la “fisicità”delle tastiere riprende il sopravvento ed il brano ha connotazione decisamente più rock con la batteria “secca” di Luis Nakamura. Un lavoro destinato per lo più a chi non possiede le grandi opere “Colossus” ed ama particolarmente la band argentina, oppure per chi tali lavori già li ha, ma vuole sentirsi i Nexus senza soluzione di continuità. Per chi non si riconosce in queste tipologie, c’è sempre il veramente nuovo e ragguardevole“Aire”.
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Valentino Butti
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