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Come coniugare un sound alla IQ con le progressioni tastieristiche tipiche di Emerson, il tutto in un contesto tipico del Prog argentino, con la sua melodicità ed il suo grande senso lirico? Ce lo spiegano i nexus, con questo loro primo album registrato in presa diretta e che per ciò acquista quella freschezza e quella potenza che la non certo spiccata originalità potrebbe sminuire. Talvolta però il risultato può contare più del mezzo con cui ci si arriva, ecco perché non mi sento poprio di condannare il gruppo più di tanto per quei suoni che possono dare l'impressione di già sentito. L'album, non fatto di canzoni fini a se stesse ma che al contrario vanno a comporre un concept ben definito, quasi un'opera rock, è molto godibile e addirittura fresco, come non troppo spesso capita di sentire con le produzioni odierne. Esso è arricchito inoltre da un cantato femminile che fa dimenticare tutti i preconcetti a chi (come il sottoscritto) spesso mal digerisce le donne dietro al microfono. Veramente da rimarcare, c'è da dirlo, la traccia n. 10, "Signos en el cielo" (ah... il cantato è in lingua madre, ma sul libretto sono riportati i testi in inglese), davvero il brano centrale dell'album, in tutti i sensi. Un album che i die hard fans del sinfonico non possono tralasciare.
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