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A circa tre anni di distanza dall’uscita di “Iridule”, ultima loro registrazione in studio, gli Yugen hanno raccolto grandi consensi dalla critica musicale progressive e colta, grazie ad una rigorosa e frenetica combinazione stilistica di suoni ed umori piuttosto oscuri, generalmente definita come rock in opposition o più semplicemente avant (prog) rock... In termini di notorietà, l’ensemble creato da Francesco Zago, fondatore e produttore anche dell’etichetta AltrOck, insieme al tastierista Paolo “Ske” Botta, ha contribuito sensibilmente a ridare nuova linfa vitale alla scena italiana e con il tempo intorno all’AltrOck si è formato un giro di musicisti davvero interessante, del quale Empty Days è una pregevole emanazione artistica, in equilibrio tra tradizione romantica ed una più fosca ed oscura visione musicale: in effetti questo cd è strutturato su due livelli differenti ma complementari, intrecciati attraverso un coerente flusso musicale e narrativo, con una parte dedicata ad un repertorio di canzoni interpretate dalla singolare voce contralto di Elaine Di Falco, già apprezzata nelle sue collaborazioni con Thinking Plague e Muffins, l’altra metà invece vicina all’avantgarde cameristico attraverso una serie di brani strumentali più astratti ed orientati alla dark ambient, con un pizzico di elettronica e qualche spunto sonoro più ad ampio respiro dal taglio quasi cinematografico. Con “Empty Days” non abbiamo sicuramente a che fare con il classico disco prog rock, anche se gli spunti derivati dai grandi classici non mancano e si fanno molto apprezzare: i Genesis di metà anni settanta, i Gentle Giant, qualcosa dei King Crimson... I riferimenti sono evidenti e puntano dritto al cuore dell’appassionato prog, con molta efficacia, specialmente grazie alle evocazioni arcane di un mellotron suonato egregiamente e dosato con molta intelligenza. In effetti “Empty Days” è un disco a suo modo ibrido, difficilmente catalogabile se non con una generico “avant prog” che potrebbe voler dire tutto e niente... Così come con gli Yugen, buona parte della musica e dei testi è scritta da Francesco Zago, ad eccezione di un paio di ambiziose riletture di brani del compositore rinascimentale John Dowland, una delle quali interpretata dal mezzosoprano Rachel O’Brien. I pezzi strumentali conferiscono alla musica un’atmosfera gotica ed alquanto spettrale, talvolta quasi opprimente, si alternano ai brani cantati come il giorno e la notte in un susseguirsi di chiaroscuri musicali ed emotivi che si concludono nell’onirica ed allucinata chiusura di “This Night Wounds Time”. Quasi del tutto privo di elementi puramente ritmici, “Empty Days” è un album ricco di sfumature e dettagli sonori che si scoprono ed apprezzano ascolto dopo ascolto... chi ha apprezzato gli Yugen ed altri gruppi orientati alla musica neoclassica come i Karda Estra, ascolterà sicuramente con grande soddisfazione questa nuova, poetica e radicale opera di Francesco Zago... Da notare infine la copertina del cd, riproduzione di un tetro e desolato dipinto del batterista degli Stormy Six, Salvatore Garau (Risaia 1, 1990).
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