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NANAUE |
Nanaue |
Primigenia Produzioni / Gutenberg Music |
2013 |
ITA |
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Il titolo di questo album, che è anche il nome del gruppo, si pronuncia “Nanaùe”, diciamolo subito per evitare tentativi imbarazzanti da parte dei lettori, e si riferisce ad un semidio della mitologia hawaiana per metà squalo che non riesce a frenare la sua voracità verso la carne umana. I due tizi sulla copertina, che si divertono a imbrattarsi a vicenda con colori e pennelli, sono invece Emiliano Deferrari (voce, chitarra e basso) e Matteo Nahum (chitarre, tastiere, programmazione, arrangiamenti), quest’ultimo una nostra vecchia conoscenza che sicuramente ricorderete con Höstsonaten e Maschera Di Cera. Mare e colori, in questo clima estivo, potrebbero far pensare a qualcosa di disimpegnato e in effetti lo spirito del duo, che a parole almeno prende un po’ le distanze dal carrozzone del Progressive Rock, sembra improntato al divertimento e alla soddisfazione personale più che a smanie di grandezza e protagonismo. Nonostante ciò questo album, l’esordio, dopo due singoli natalizi usciti solo in digitale, è più Prog di quanto il gruppo ci voglia far credere e questo emerge soprattutto dal gusto degli arrangiamenti che trovano salde radici in questo territorio. Questi si presentano snelli ma allo stesso tempo eleganti e variegati, grazie anche all’intervento di tanti ospiti alla batteria (Marco Biggi), al sax tenore (Alessandro Bosco), al corno francese (Vladimiro Cainero), alla tromba (Fabiano Cudiz), al flauto (Gianluca Nicolini), al violino (Roberto Piga), al basso (Daniele Pinceti), al violoncello (Alberto Pisani), alla viola (Raffaele Rebaudengo) e al trombone (Adriano Strangis). Non si possono nascondere certe reminiscenze Genesisiane, seppure in un contesto decisamente più arioso, come possiamo ascoltare per esempio in “Charming Gaze”, pezzo che si pone in diretta continuità con la breve introduzione che apre l’album, con i suoi synth dalle colorazioni inconfondibili che si intrecciano al piano a disegnare una traccia fluida e nel complesso quasi di stampo new prog, mentre qua e là la chitarra slide, in maniera molto velata, sembra evocare immagini dell’arcipelago del pacifico al quale l’album si ispira. Anche la metrica del cantato in un certo senso è molto Genesisiana ma non il timbro della voce di Emiliano che ha un carattere tutto suo. Il suo stile in particolare è molto discreto e mai sopra le righe e contribuisce a dare l’idea di un sound fluido, consequenziale e piacevolmente omogeneo. Anche quando i ritmi si fanno più lenti e regolari e non sarebbe sconveniente distendersi e rilassarsi, come nella ballad “Nanaue”, non si rinuncia a un certo tocco sofisticato grazie all’intervento di fiati Beatlesiani, al violino romantico e classicheggiante e alle tastiere vintage. Persino certi ritmi di bossa nova con aromi simil caraibici, come quelli di “Meet the Aeolist”, pezzo leggero e frizzante, non riescono a convincermi del tutto circa il disimpegno di questo album: la scelta di inserire elementi classici e tocchi fusion va ben oltre lo spirito di un semplice brano da spiaggia, anche se di certo non troverete cose intricate. “Eternal Lover” si getta poi nei calmi territori del blues, come a voler smorzare ogni inutile guizzo di adrenalina, e sembra quasi una ballad di Gary Moore, con tanto di lungo e splendido assolo di chitarra sul finale. E poi, insistendo ancora su tonalità sognanti, ecco una bella “Perspectives”, molto dilatata, è vero, ma anche molto rifinita nei dettagli, con percussioni felpate e preziosi arrangiamenti cameristici. Passare attraverso questi pezzi centrali è un po’ come andare alla deriva di isola in isola su un mare oltremodo calmo. Con “Sleepy Drive” il gruppo svela appieno la sua anima più pop, anche se il piacere per i particolari non viene mai meno, soprattutto grazie alle belle rifiniture offerte dal violino, dal violoncello e dalle tastiere, mentre l’appiattimento della struttura ritmica forse in questo caso rischia un po’ di affievolire l’attenzione. Per il finale si sceglie però di tornare, con una chiusura ad anello, su sonorità morbidamente Genesisiane grazie alla deliziosa “Nanaue (reprise)”, brano soft e di ampio respiro che riprende in una formula più diluita le atmosfere dell’incipit. Il punto ovviamente non è quello di stabilire quanto Prog ci sia qui dentro, anche perché, almeno nelle intenzioni del gruppo, questo non voleva proprio essere un disco di Progressive Rock, forse è molto meglio parlare di un album pop-rock elaborato secondo la logica di una mente Progressiva. Quello che importa è che qui dentro ci siano delle belle idee, scritte e realizzate secondo le chiare indicazioni di Matteo ed Emiliano che hanno saputo coordinare il progetto in maniera professionale e con evidente passione, con ordine, pulizia esecutiva, e un linguaggio semplice ma anche accattivante e per nulla artificioso. Le cose insomma non sono state messe lì a caso e dimostrazione di ciò è il fatto che il CD, pubblicato in una bella confezione digipack che si apre in tre, ha un bel suono e offre una sensazione di grande equilibrio. Ma i Nanaue hanno in serbo delle sorprese anche per gli incontentabili per il nuovo album che è attualmente in fase di sviluppo, non ci rimane che aspettare la stagione fredda quindi e intanto per quella calda questa musica qui riuscirà sicuramente a mettervi in pace col mondo.
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Jessica Attene
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