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E’ fatta! Le quattro stagioni sono durate undici anni, sono trascorse al contrario e una di esse è sorta due volte. Fabio Zuffanti deve quindi sentirsi orgoglioso di avere portato a termine dopo tanto tempo un progetto incastrato tra molte altre attività, apparentemente frammentario nella realizzazione ma perfettamente coeso nel risultato finale, tanto da costituire un’unica grande opera che supera i limiti imposti dai supporti musicali. La “Seasoncycle Suite”, considerata nella sua interezza, non è altro che una rappresentazione musicale della natura e dei suoi mutamenti, espressa tanto nel suo aspetto ambientale che in quello emotivo. La musica, infatti, ci porta attraverso i cambi di umore legati alla trasformazione di ciò che ci circonda durante l’anno, esprimendosi nei colori, nei suoni e negli odori delle stagioni, oltre che nelle immagini che ad esse siamo abitati ad associare. Possiamo considerare l’opera come la trasposizione in musica di quadri in movimento, come se le soffuse e impalpabili immagini di copertina venissero colmate del soffio vitale di cui soffrono la mancanza, per animarsi improvvisamente nella caduta della neve in inverno, nel cadere delle foglie in autunno, nel vento tra i fiori in primavera e nelle onde che si infrangono su una spiaggia assolata d’estate. Il tutto è realizzato in una sorta di incontro tra il romanticismo e l’impressionismo musicale, fatto di richiami evidenti alla tradizione classica, al rock ed al progressive, basato su superbe melodie capaci di toccare la sensibilità profonda dell’animo umano.
Se tutto questo vale per l’opera intera, ancora di più vale per “Summereve”, tassello conclusivo del progetto, saturo dell’aria torrida dell’estate, da ascoltare durante pomeriggi indolenti o notti afose d’agosto, oppure di fronte al mare, accarezzati dalla brezza carica di salsedine. L’atmosfera bruciante che suggerisce l’album è evidente all’inizio di “Season’s ouverture”, riassunto, o meglio preludio, dei temi di tutte le stagioni, sospesa tra momenti ambient, acustici e progressivi ma con il denominatore comune di un andamento epico e solenne. Più intimista “Glares of light”, quasi completamente acustica e intrisa di malinconia, mentre “Evening dance” riprende suoni caldi e arroventati alternandoli ad altri più rilassati, con una serie assoli e cambi di tempo che la rendono uno dei brani più progressivi del disco. “On the sea” recupera l’andamento epico dell’inizio e ci culla tra onde del mare immaginarie, e se “Under stars”, col suo incedere rilassato e sognante ci illude di restare su mari calmi e tranquilli, la successiva “Blackmountains” avanza nervosa tra parti elettriche e acustiche che hanno il sapore di una danza briosa. L’album si avvia verso la chiusura ritornando ad atmosfere calde e solari con “Prelude of an elegy”, dall’andamento ritmico squadrato e con i sintetizzatori protagonisti; ma è il suono di un temporale di fine estate a riprendere le fila del discorso, ripartendo dal suono acustico del pianoforte, degli archi e dei fiati e guidandoci nuovamente in un tema epico e appassionato con il gran finale di “Edge of summer”. E’ superfluo affermare che chi aveva apprezzato gli episodi precedenti del ciclo delle stagioni andrà sul sicuro nell’ascoltare “Summereve”. Chi invece ha l’opportunità, ora che tutti i quattro lavori sono stati pubblicati, di conoscere l’opera realizzata da Fabio Zuffanti e da tutti i validi collaboratori che durante gli anni si sono succeduti ad aiutarlo, può iniziare da questo capitolo e proseguire nell’ordine previsto, assaporando una musica immaginifica e senza tempo. Tutto ciò che potete aspettarvi è una completa immersione nella descrizione delle stagioni e nella natura, affrontata in maniera creativa attraverso la musica e le immagini, siano esse quelle grafiche accompagnate agli album, siano invece quelle che creerete con la vostra immaginazione durante l’ascolto.
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