|
Dalle splendide illustrazioni tratte dalla Bibbia di Borso d’Este che accompagnavano la musica in “Springsong” sono passati quasi 10 anni. Si trattava della quarta parte del “Ciclo delle stagioni”, progetto “aperto” a nome Hostsonaten, cioè Fabio Zuffanti e collaboratori. L’intento, creare una sorta di sinestesi tra musica e il ciclo naturale delle stagioni. Poi il terzo capitolo, “Winterthrough”, un ulteriore passo in avanti creativo e, a tratti, il ricordo, nelle sonorità, degli Ezra Winston di “Ancient afternoon”. Dapprima, quindi, la primavera, la nascita, la giovinezza, la spensieratezza; poi l’inverno, il buio, la vecchiaia, la morte.
Ora con “Autumnsymphony” gli Höstsonaten, nella loro maturità, vogliono celebrare la stagione del raccolto.
Sensibilità. Una finestra aperta sull’autunno. Il flauto di Marco Moro, rimandi jazz-rock, le note struggenti del piano di Robbo Vigo ci portano alla seconda traccia “Leaves in the well”.
Protagonisti l’elettrica di Nahum (molto hackettiana), un bel solo di moog di Fabio ed il flauto che ci riprende per mano con la sua vena malinconica.
“Out of water” è un altro saggio di bravura e semplicità: tenue note di piano, il flauto, gli archi, una forte sensazione di sospensione, di attesa. Il debole sole che sfiora l’acqua di un torrente. Sinestesi.
E’ la volta poi di “Nightswan pt. 1 e pt.2”: quasi preludio, nel suo pacato ed “effettistico” incedere la prima parte, più movimentata la seconda, tra Camel, Premiata e… Höstsonaten!!
Poteva mancare Edmondo Romano ospite in un Zuffanti project? Certo che no!
Eccolo alla cornamusa su “As the night gives birth to the morning” e al sax nella successiva “Trees in november” . Non è più notte. Non è ancora giorno. La nebbia. Uno sbadiglio. Il risveglio.
La musica è sempre delicata, soffusa, condotta dalla tromba di Michele Bernabei, mentre un crescendo ritmico ci conduce “agli alberi in novembre”. Notevole il drumming discreto di Federico Foglia, l’onnipresente flauto, l’alternarsi fra elettrico ed acustico….Davvero bello.
La voce, o meglio, i vocalizzi di Simona Angioloni, sono il perfetto ingrediente per la bucolica “Elegy” che anticipa “l’ultimo respiro dell’autunno e le porte dell’inverno”. L’incedere quasi marziale della batteria va a sancire “l’esecuzione” dell’autunno e l’approssimarsi del generale inverno, riprendendo brevemente dei temi musicali presenti su “Winterthrough” ( in altri brani sottili rimandi anche a “Springsong”).
Spiace che il finale sia così repentino, tanto il piacere del sentirsi cullare da sì belle e struggenti note.
Coinvolgente. Come il rumore dell’anima.
|