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Terzo volume della serie "Mind" da parte degli Isildurs Bane che, per l'occasione, si fanno accompagnare dagli italiani Metamorfosi Trio (nulla a che vedere col celebre gruppo autore di "Inferno"), che hanno una line-up composta da Luca Calabrese alla tromba e al flicorno, Franco Feruglio al basso e Christian Saggese alla chitarra acustica. Gruppo rock più trio di musica da camera per quello che risulta l'album più sperimentale della band svedese. Improvvisazioni, dissonanze, curiosi spunti percussivi e sound rallentato e rarefatto sono le caratteristiche principali della musica strumentale presente nel cd, del quale è difficile dare un giudizio preciso data la presenza di alcuni momenti di indubbia efficacia, ma anche di fasi di stanca e, in tutta onestà, noiose. L'andamento soporifero si protrae fino all'eccesso e l'elevato minutaggio non favorisce la piena concentrazione. Se i lunghi deliri sperimentali della crimsoniana "Moonchild" avevano un senso nel 1969, ben più difficile risulta trovare giustificazione al loro utilizzo per un lunghissimo disco di 74 minuti oggigiorno. Abbiamo così un nettissimo passo indietro rispetto allo straordinario "Mind vol. 2" che resta uno dei migliori album prog degli ultimi anni, eppure non me la sento di bocciare del tutto gli Isildurs Bane. Probabilmente Matthias Johansson & co. ci avevano abituato troppo bene con dei lavori di grande livello e questo nuovo parto è fin troppo pretenzioso e sperimentale per reggere il confronto con i suoi predecessori. Sta di fatto, però, che più lo si ascolta e più viene assimilato, scoprendo pian piano non pochi frangenti assolutamente positivi. "Mind vol. 3", quindi, non può certo essere considerato tra le migliori cose sfornate dagli Isildurs Bane, né tra i dischi più interessanti in circolazione, ma nemmeno va bollato come orrore o onta nella carriera della band, visto che resta comunque superiore a gran parte di certi prodotti stereotipati e fin troppo enfatizzati del mondo del progressive.
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