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ISILDURS BANE Mind vol. 4 - Pass Ataraxia Productions 2003 SVE

Quando dei musicisti sono capaci di ideare prima e realizzare poi un lavoro di valore eccelso quale “Mind vol. 2” è naturale aspettarsi sempre il meglio da loro. Ancora più naturale è che invece si finisca con il rimanere un po’ delusi dal prosieguo della carriera di una band incapace di ripetersi su quei livelli straordinari (ma viene da chiedersi: è davvero possibile farlo?), specie se gli artisti in questione decidono di percorrere sentieri lontani da quelli che li avevano portati al capolavoro. Probabilmente (anche se forse bisognerebbe chiederlo a Mats Johansson & co.) fare un “Mind vol. 3” che ricalcasse le caratteristiche del secondo volume sarebbe stato facile per gli Isildurs Bane, che invece hanno coraggiosamente ampliato il loro progetto. Da qui la scelta di pubblicare un lavoro molto particolare come è stato il terzo volume della serie “Mind”.
Anche se non ho bocciato del tutto questo cd (alla cui recensione vi rimando), si tratta effettivamente di un album troppo sperimentale ed inevitabilmente freddo, con un grado di improvvisazione troppo elevato ed atmosfere troppo rarefatte. Si perde, in pratica, quel meraviglioso lavoro di composizione e produzione che aveva caratterizzato i primi due “Mind”. Con il quarto volume, il discorso è ben diverso. Stavolta l’elemento di novità è rappresentato dalla presenza di parti vocali, cosa che per il gruppo non accadeva dal 1987. Nonostante certe similitudini avvertibili ai primi ascolti, gli Isildurs Bane non cercano di fare canzoni in stile Gabriel, ma mi sembra che facciano proprio musica alla Isildurs Bane. Se indubbiamente certe melodie (specie vocali) rimandano ad alcuni episodi della trilogia “So”-“Us”-“Up”, bisogna anche evidenziare che laddove Gabriel mette in primissimo piano suoni tecnologici, gli Isildurs Bane cercano e trovano magnificamente uno straordinario equilibrio timbrico. L'elettronica non è mai preponderante ed i suoni nati dal computer, mai troppo invadenti, si amalgamano alla perfezione con gli strumenti rock e quelli più classici, creando alchimie sonore incredibili, con contrasti di notevole fascino tra suoni elettrici, acustici ed elettronici e con l'alternanza di composizioni prog, eteree, classicheggianti, pop-rock, aggressive, ecc. Gli arrangiamenti sono curati nei minimi particolari e riemergono così alla grande quelle doti compositive cui ho accennato prima che fanno ben capire (a differenza di quanto ascoltato con il disco precedente) che si tratta di un lavoro realizzato dagli Isildurs Bane.
In definitiva, mi sembra proprio che non ci sia un solo momento di noia e si segnala anche la presenza di brani davvero bellissimi (“Heal”, “Eyes”, “Loss”, alcuni brevi strumentali). Il paragone con “Mind vol. 2”, album che rimane e, probabilmente, rimarrà irraggiungibile, non va nemmeno fatto. Sono due cose diverse, entrambe, per motivi diversi, coraggiose, entrambe, per motivi diversi, da tenere nella massima considerazione. Capisco che “Mind vol. 4” (così come il precedente album) possa non soddisfare chi avrebbe voluto uno stile più simile a quello dei primi due lavori dallo stesso titolo o anche del magnifico “Voyage”, ma evitando simili confronti mi sembra innegabilmente un disco bellissimo e convincente. Gli Isildurs Bane sembrano quasi volerci dire che non vogliono "riposare sugli allori", ma continuare ad esporsi, a fare una ricerca musicale a tutto tondo. Nel caso in un prossimo futuro decidano di pubblicare un “Mind vol. 5” aspettiamoci nuove sorprese...

 

Peppe Di Spirito

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