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Siamo nell'orbita - è proprio il caso di dirlo! - della pura sperimentazione teutonica grazie a quanto ci viene proposto da questo duo strumentale formato da Markus Reuter (chitarra, loops) e Bernhard Wöstheinrich (sintetizzatori, percussioni). Non v'è dubbio, infatti, che i numi ispiratori del progetto si chiamino Tangerine Dream, Edgar Froese, Can e così via; a tali influenze si accompagna poi un minimalismo non banale. Ne risulta un astrattismo sonoro ricco di potere ipnotico. "Harvest girls", la prima, lunga traccia di "Sun lounge debris", presenta un liquido sequencer su cui si innestano le morbide evoluzioni della chitarra, la quale non pesca in astrusità dodecafoniche ma si mantiene in linea con una vena lirico-melodica. Dal secondo pezzo in avanti si entra molto più nettamente nell'ambito cosmico tipico dei Tangerine Dream nobili di "Zeit" o "Phaedra", con le loro immote atmosfere plananti. Molto bello l'arcano clima di infinite dimensioni spazio/temporali creato da "In sable orbit", e anche altrove si rimane immersi nelle profondità siderali. Le percussioni si affacciano nella conclusiva "Tales of children in trees", dove si anticipano i temi che ritroviamo compiutamente espressi nella prima track del mini "The divine beast" (apripista di un secondo CD di prossima uscita). E dunque in "The cult of: Bibbiboo" si rileva una trama ritmica reminiscente il Klaus Schulze dark-tribale di "Blackdance" e "Timewind", mentre "Thúsgg", con la sua ironia, mi ha fatto ripensare ai Kraftwerk di "Ralf & Florian". Ad ogni modo i Centrozoon non sono un collage del già sentito, giacché la materia viene trattata con disinvoltura e cognizione di causa. L'ascolto di questi dischi potrà soddisfare tanto il fan dell'avantgarde ad oltranza, quanto colui che nella musica ricerca relax ed orecchiabilità, ovvero ciò che oggi è catalogato come new age.
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