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CENTROZOON |
The cult of: Bibbiboo |
Burning Shed |
2002 |
GER |
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Di questo disco avevamo già avuto un assaggio col mini-CD precedente, ma ora l'ascolto diretto del lavoro completo conferma le rilevanti doti dell'entità Centrozoon. Fin dal sontuoso digipack appare evidente che ogni particolare è quantomai curato, e non poteva essere altrimenti, dato che i 77 minuti di "The cult of: Bibbiboo" non intendono nascondere la propria ambiziosità e ricercatezza. Sull'inizio rumoristico-industriale di "The golden lamb" la chitarra tesse arabeschi dodecafonici, e le ritmiche schizoidi talora si aprono a rivelare sconfinati paesaggi sonori. Le distorsioni estreme della sei corde, quasi ad imitare un trapano elettrico, sono contrappuntate efficacemente da un aereo sintetizzatore. Notevole la delicata ambient minimale di "Healing the land", da cui si evince che si può essere virtuosi anche senza sciorinare tremila note al secondo: è appunto il caso del bravo Reuter, che ha gusto da vendere. "All the time it is using us" suona invece più inquietante, col suo loop ritmico ossessivo, laddove della title-track (comunque in versione differente rispetto al mCD di cui sopra) colpisce l'alternanza tra i frammenti in cui l'energia cova sotto le ceneri e le deflagrazioni guidate dalle compulsive percussioni. Certo è abbastanza curioso notare come il sound dei Centrozoon sia ostico solo in apparenza, venendo ben metabolizzato grazie alla sua capacità di sedurre anche a livello emozionale. "Deliverance/The divine beast" coniuga idealmente tecnologia e naturale contemplatività, e si chiude in bellezza con le varianti apportate a "Thúsgg", che diviene una traccia dilatata, eterea ma anticonvenzionale. Un prezioso punto d'incontro fra Stockhausen e le vorticose esperienze dei Cluster, trovato con grande consapevolezza.
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Francesco Fabbri
Collegamenti
ad altre recensioni |
BODDY / WÖSTHEINRICH |
Moiré |
2005 |
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