|
GREY LADY DOWN |
The crime |
Cyclops |
1994 |
UK |
|
Primo album di questa band di Oxford e prima produzione per la nuova label britannica Cyclops. I GREY LADY DOWN erano già apparsi su queste pagine e nell'occasione ebbi modo di parlare del loro demo-tape, il quale mostrava una band alle prese con un Prog proveniente direttamente dai primi '80s. Seppur lontana dalla pura innovazione, questa band era tra quelle che più attendevo alle prese col CD. Al primo ascolto, con ancora nelle orecchie il suddetto demo-tape, sono rimasto quanto meno interdetto: registrazione piatta (il cantante pare aver registrato sott'acqua...), sparizione di quel violino che contribuiva a quel po' di particolarità del sound dei GLD. Successivamente, mano a mano che mi riascoltavo a pezzi e bocconi "The crime", riuscivo a riabilitare questo album, una volta anche chiarite le mancanze sopra esposte. Per ciò che riguarda la registrazione, beh, è il solito problema dell'inesperienza e del budget ristretto delle giovani bands. Il mancato utilizzo del violino, invece, non è dovuto ad una scelta ma al furto dello stesso che la band ha subìto mentre era in studio a registrare! E allora passiamo a vedere le canzoni una ad una: si parte col trascinante "12:02", forse il pezzo simbolo dei GLD, quello che maggiormente li identifica e che maggiormente colpisce l'ignaro ascoltatore. "All join hands": uno dei pezzi nuovi e... sorpresa, puro stile 12TH NIGHT! "Thrill of it all": già presente sul demo, è quella che maggiormente risente della mancanza del violino, sostituito da dei delicati arpeggi di chitarra acustica. "The crime": la suite che dà il titolo all'album che è stata divisa in due parti distinte: "The ballad of Billy Grey" e "The fugitive". 23 minuti totali che però, secondo me, non costituiscono l'episodio più riuscito del CD: bel Prog dalle tendenze hard, ma manca il colpo di genio che dovrebbe contraddistinguere una pièce de resistance. "Circus of thieves": altro pezzo vecchio, uno dei miei preferiti. "Annabel": pezzo nuovo, piuttosto lineare, poca fantasia: pollice verso. In definitiva un album forse contraddittorio, o comunque con degli alti e dei bassi abbastanza naturali per una band all'esordio (e che oltre tutto si rifà al nome di un sottomarino). Chi ama la scuola new Prog inglese, e più specificatamente i primi MARILLION, PALLAS e 12TH NIGHT, può andare ad occhi chiusi a procurarselo. Nell'attesa che i GREY LADY DOWN siano solo i GREY LADY DOWN.
|
Alberto Nucci
Collegamenti
ad altre recensioni |
THIEVES' KITCHEN |
Head |
2000 |
THIEVES' KITCHEN |
Argot |
2001 |
|