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THIEVES' KITCHEN |
Argot |
autoprod. |
2001 |
UK |
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Come si commenta un disco composto da quattro canzoni, la più breve delle quali dura quasi 13 minuti? I Thieves' Kitchen, nati su iniziativa dell'ex batterista dei Grey Lady Down (Mark Robotham), hanno ereditato da questo gruppo (di cui Mark era un po' il cervello) il pregio-difetto di comporre lunghe composizioni senza linee melodiche di guida, con un susseguirsi di situazioni musicali e di riff (il gruppo si avvale di un ottimo chitarrista quale Phil Mercy peraltro) che ben a fatica riescono a insediarsi nella mente dell'ascoltatore e a farsi seguire secondo un filo logico. Naturalmente però non ci possiamo certo lamentare se un gruppo inglese di new Prog fa musica troppo complessa! In generale, eccettuato questo appunto, la musica che viene proposta è interessante e ben costruita, piena di belle atmosfere e ritmiche spezzate e complesse, gratificate da un chitarrista con una marcia in più. La canzone iniziale, la più lunga coi suoi 20 minuti, pare essere la migliore del lotto, quella che più beneficia del sapiente intreccio e rincorrersi tra tastiere e chitarra e che risente in misura minore del difetto esposto all'inizio. Un'ultima cosa: se volete leggere i testi imparatevi queste lingue: svedese, polacco, arabo e russo. Che simpaticoni questi Thieves' Kitchen...!
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Alberto Nucci
Collegamenti
ad altre recensioni |
THIEVES' KITCHEN |
Head |
2000 |
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