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Non riesco proprio a capire perchè i Satellite non abbiano deciso di recuperare il vecchio monicker: 4/5 della formazione attuale, tutti tranne Sarhan, il chitarrista che attualmente ha preso il posto di Mirek Gil, hanno infatti militato nei Collage. Ascoltando questo nuovo album inequivocabilmente pensiamo al noto gruppo polacco e anzi, potremmo a ragion veduta affermare che si tratta del miglior album mai realizzato dai Collage. In esso troviamo sia gli elementi nostalgici, crepuscolari e raffinati di "Moonshine", sia il romanticismo e la spensieratezza di "Safe", non escluse certe sonorità dell'ormai preistorico "Basnie". I suoni, gli arrangiamenti e le linee melodiche sono curati con ossessione oserei dire maniacale a creare un insieme sonoro estremamente stratificato e ricercato, senza comunque mai perdere di vista l'elemento chiave della musica dei Collage (chiamiamoli così) rappresentato dal romanticismo sinfonico e dalla melodia. Dalla prima traccia, la lunga suite (circa 16 minuti) che dà il titolo all'album, alla conclusiva e breve "Take it as it is" è un continuo susseguirsi di particolari minuti e ricercati, piccoli effetti sonori e cambi di registro appena percettibili. Si amalgama alla perfezione in questo contesto musicale incantato la voce sdolcinata di Robert Amirian che interpreta i classici ritornelli appassionati con il suo inconfondibile stile. Ma soprattutto è eccezionale il lavoro di Krzysiek Palczewski alle tastiere, sempre attento nella ricerca di particolari suoni o moods. Accanto alle solite canzoni d'amore vengono ora affrontate tematiche più impegnative ("Beautiful World" è dedicata ai bambini di Bieslan) sempre però con atmosfere musicali romantiche e distese. A completare l'album vengono inserite, nell'edizione speciale, due tracce aggiuntive che comunque appaiono molto ordinarie. Punto di merito della band è senz'altro quello di perseguire una strada personale, anche se non del tutto originale, senza lasciarsi intimidire da quello che il mercato musicale attualmente esige e questo è vero soprattutto se guardiamo quello che attualmente esce dalle case discografiche dell'Europa dell'est.
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