Tra i gruppi italiani che più di ogni altro sono riusciti a distinguersi negli anni recenti per merito di una proposta personale e molto originale ci sono senza dubbio i pisani Germinale. In un ambito musicale come quello del prog odierno, caratterizzato da un’elevatissima percentuale di artisti che si rifanno a schemi precisi triti e ritriti, il traguardo raggiunto dalla band mi sembra notevole ed invidiabile. Già; perché quando è difficile trovare pietre di paragone per una musica così bella, coinvolgente, intelligente ed intrisa di sano lirismo, vuol dire che i protagonisti hanno decisamente qualcosa in più rispetto a chi li circonda. Accogliamo il nuovo album di questo eccellente gruppo con emozioni contrastanti… Gioia e rammarico… Si, perché l’entusiasmo di poter ascoltare un’altra perla va di pari passo con la tristezza che accompagna la notizia che “Scogli di sabbia” segna il canto del cigno dei Germinale. E’ vero che già in un’occasione i nostri sembravano aver interrotto la loro carriera, ma stavolta sembra impossibile un passo indietro. Se sarà davvero un addio, è comunque un addio in grande stile. Partiamo dall’artwork, caratterizzato dalla confezione in miniLP tanto in voga negli ultimi tempi e da una copertina affascinante e dal gusto “classico”, raffigurante il dipinto “Sappho and Alcaeus” di Sir Lawrence Alma-Tadema. Il libretto, ricchissimo, espone alcune considerazioni dei musicisti, una presentazione scritta da Mario Giammetti e minuziose informazioni sul contenuto musicale. Ed è proprio questo che ci dà l’ennesima conferma di quanto ci mancheranno i Germinale. Ottanta minuti di splendida musica, idealmente suddivisi in tre parti. La prima, “Il mai sentito”, è composta da quattro brani inediti registrati nel 1998, quando la formazione era un po’ allo sbaraglio. Due strumentali e due cantati (da una gradevole voce femminile) non risentono minimamente del momento di difficoltà e presentano quella raffinatezza estrema tipica del gruppo e difficilmente riscontrabile altrove. Intrecci strumentali suadenti, melodie d’impatto ed un grande acume generale, confermano come sia difficile “definire” il suono dei Germinale. Alla fine, bisogna ammettere che ben si adatta un termine tanto caro a Marco Masoni, uno dei protagonisti del gruppo, per descrivere la musica: “evolutiva”. Per quanto pretenziosa è davvero l’espressione migliore per indicare l’approccio dei Germinale e i risultati a cui arrivano. Ma veniamo alla seconda parte del cd, idealmente intitolata “Il già sentito, forse”. Qui siamo di fronte a tre cover: “The knife” dei Genesis, “Wond’ring aloud” dei Jethro Tull e “Dr. Diamond” dei King Crimson. Si tratta di brani apparsi su tributi dedicati agli artisti citati; i primi due sono in una versione rimasterizzata, mentre il terzo appare in una nuova veste modificata nel 2005. C’ è poi un quarto pezzo, rappresentato da “La battaglia per il Sampo”, composizione con la quale i Germinale parteciparono al progetto “Kalevala” e, per l’occasione, offerta in versione strumentale e remixata. E siamo all’ultima parte del cd “… ed altro ancora (live 2002)”, contenente un’ esibizione del gruppo in concerto a Milano nel 2002 che ce li mostra in una dimensione live che non fa perdere minimamente il felice impatto della loro musica. Grazie, ragazzi, per questo bel documento d’addio. Chi vi ha ammirato sentirà sicuramente quelle emozioni contrastanti cui accennavo all’inizio. Alle quali si aggiunge l’orgoglio e la soddisfazione per avervi seguiti in questi anni!