|
Premessa: per parlare di questo disco non scomoderò produzioni di 30 anni fa (o magari lo farò nel corso della recensione), per il momento mi basterà tornare indietro di quasi 25 anni, in altre parole, quando io ho conosciuto musicalmente i Marillion. No… non mi sono rincoglionito (o almeno non del tutto) ma vedendo in giro le reazioni che questo disco suscita, il paragone mi viene spontaneo.
Riflettevo che senza quel gruppo (che ho amato, ho odiato e che non riesco a tralasciare, anche se produce cose che non mi piacciono più, ma a cui, essendo cresciuto con me, voglio molto bene) difficilmente avrei conosciuto Genesis, King Crimson, Yes e compagnia cantante (cose che per motivi anagrafici non sentivo mie) e mi sarei beatamente crogiolato tra Cure, Saxon, Def Leppard e Anthrax.
Logicamente Yugen è lontano anni luce, musicalmente parlando, da quello che hanno prodotto i Marillion (e non parlo, ovviamente, del valore della proposta). Il paragone, in ogni modo, calza a pennello perché, come i Marillion non erano la copia dei Genesis, Yugen (questo progetto Yugen plays Leddi in particolare) non è la copia 30 anni dopo di Henry Cow o Stormy Six.
Chi ha amato (o odiato) il primo capitolo della storia dei milanesi, rimarrà sicuramente spiazzato da questo lavoro, perché “Uova Fatali” è nettamente diverso da “Labirinto d’acqua”. Il Labirinto in un certo senso era più tranquillizzante con le sue sferzate elettriche che riportavano l’appassionato tipo a cose conosciute. “Uova Fatali” sta su un altro livello (e non sta a me dire se sia migliore o peggiore) o forse per dirla in maniera più comprensibile, è semplicemente un’altra cosa.
Qui il deus ex machina delle operazioni è Tommaso Leddi (che ricordiamo logicamente con gli Stormy Six) il quale sviluppa composizioni del suo archivio utilizzando Yugen come il pongo nelle mani dei bambini e il risultato diverso a livello sonoro si sente. Manca, infatti, la mano di Francesco Zago che ha “solamente” arrangiato per il gruppo le composizioni dell’ex componente degli Stormy Six..
Il risultato che ne viene fuori è affascinante e spiazzante, perchè l’aspetto acustico prende il sopravvento su quello elettrico aprendo le composizioni a territori lontanissimi da quello progressive.
E qui si torna al paragone con i Marillion. Mentre il new prog anni '80 ha aiutato una generazione ad entrare in un mondo stupendo, un disco come Uova Fatali (se piace) può aiutare a guardarsi intorno e a prendere familiarità con sonorità e universi musicali diversi da quelli che si frequentano di solito. Mi azzardo a dire che un disco come questo non lo sento nemmeno così legato al Rock in Opposition, perché anche le sonorità che vengono da quel mondo sono un’influenza (marcatissima ma sempre un’influenza).
Ci dovremmo anche chiedere se un lavoro del genere sarebbe mai stato recensito in una fanzine progressive senza aver conosciuto (e amato) il suo predecessore.
Difficile in ogni modo non rimanere indifferenti di fronte a composizioni come “Escher 2” o come i 5 brani che compongono la suite di “Uova Fatali”, difficile anche non rimanere spiazzati dalla mazurca di “Campo” o alle sonorità forse più vicino al progressive convenzionale di “Matterello” e ci si deve veramente impegnare per non apprezzare (soprattutto in certi passaggi) un brano stupendo come “Sviluppi”
Un disco come questo (se piace, ci tengo a sottolinearlo) può aiutare a conoscere un Arnold Schönberg, un Igor Stravinskij, un Luciano Berio oltre che Henry Cow e Stormy Six.
Tutto quello che c’è in questi solchi è già musicalmente stato detto trenta anni fa? Forse (o sicuramente) è così, quello che sarebbe importante sottolineare è che in Italia realtà che suonano in questo modo (anche a livello tecnico) in questo periodo non ce ne sono e questo è un dato di fatto. Con questo non si vuole assolutamente affermare che Yugen sia il miglior gruppo del mondo e gli altri cacchette da schiacciare, né che l’avanguardia sia migliore del prog classico. E’ solo il tributare un elogio ad un gruppo veramente bravo in un mondo musicale dove gli appassionati per primi si accontentano dello scontato e del rassicurante (e il successo dei Musical Box sta a lì a dimostrarlo).
“Uova Fatali” non è il disco definitivo, non è nemmeno la produzione più bella del 2008 secondo me, è in ogni caso un disco coraggioso di un gruppo che poteva far benissimo una copia di “Labirinto d’acqua” per fare contenti tutti. Non è stato così e bisogna rendergliene merito.
Non l’ho detto ancora e lo faccio alla fine.
“Uova Fatali “ è un grande disco.
|