|
E’ inutile negarlo, l’attesa per questo album dal vivo delle Orme era dovuta al fatto che si tratta della prima pubblicazione a vedere la presenza di Jimmy Spitaleri alla voce.
Le Orme hanno uno stuolo di fan che si estende anche al di fuori dell’ambito del progressive rock, e molti di questi hanno visto l’abbandono di Aldo Tagliapietra come la fine dello storico gruppo. Di contro, ci sono stati altri che hanno seguito con interesse la vicenda, trovando un motivo di curiosità nella presenza alla voce dell’altrettanto storico frontman dei Metamorfosi, il quale si è autodefinito immediatamente come interprete della musica delle Orme invece che come sostituto. La curiosità e le critiche (così come gli apprezzamenti) sono state tante, grazie anche alla diffusione della vicenda su internet e sui social network, così come è stata oggetto di dibattito la partecipazione delle Orme a discutibili programmi televisivi (comunque avvenute nel passato recente anche con Aldo Tagliapietra). Dando per scontato che ha ormai poco senso continuare a occuparsi di tutto ciò, preferiamo dare spazio alla musica, parlando di un disco che ha le sue ragioni di esistere a prescindere dal resto. “Progfiles” cattura un’esibizione avvenuta al Crossroads, Live Club di Roma, il 21 maggio 2010. Il gruppo si esibisce in versione a sei elementi, ma leggendo i crediti del libretto allegato al CD si nota come De Rossi, Bon e Trentin siano indicati separatamente da Jimmy Spitaleri, William Dotto e Federico Gava. La cosa ha poca importanza per il risultato finale: come evidenza Guido Bellachioma nella sua introduzione al CD, si tratta del primo concerto con una formazione così allargata, e questo si sente. Non è difficile accorgersi di quanto il suono e gli arrangiamenti siano ricchi e corposi, senza però che lo spirito delle composizioni originali sia stato stravolto. La scaletta tocca i vari periodi storici delle Orme, fatta eccezione per gli esordi beat-psichedelici ed il periodo pop commerciale degli anni ’80, ed è divisa idealmente in due parti, la prima dedicata alla trilogia degli ultimi album di studio, la seconda, più corposa, basata su alcuni brani storici degli anni ‘70. La componente strumentale è predominante, cosicché la curiosità verso le parti vocali finisce per scemare ed essere concentrata solo in alcune parti, rendendo l’ascolto godibile a prescindere da essa. In neanche quaranta minuti quindi ascoltiamo brani ben noti, come “Sguardo verso il cielo”, “Maggio” e “ Vedi Amsterdam”, insieme a composizioni più recenti come “L’infinito”, “Chiesa d’asfalto” e “Danza del fuoco”. Molto belle le parti strumentali, dunque, con William Dotto e Michele Bon protagonisti nello scambiarsi assoli in “Maggio”, dove chitarra elettrica e guitar simulator si sfidano suonando grappoli di note rockeggianti e aggressive. Evocativa e di classe “L’infinito”, con le tastiere che replicano gli archi. Potente come al solito “Sguardo verso il cielo”, mentre è un vivace estratto da “Collage” a chiudere i trentotto minuti del disco. La recensione potrebbe chiudersi qua, se non ci rendessimo conto che manca il commento riguardante la prestazione di Jimmy Spitaleri ed il modo in cui egli si integra con la musica e le parole delle Orme. E’ scontato, ma la voce di Jimmy non è facilmente criticabile. Avendo un proprio stile, molto distinguibile, Spitaleri si destreggia con le liriche senza modificare le proprie caratteristiche vocali, adattandole di volta in volta alle atmosfere evocate dalla musica. Così troviamo le consuete alternanze tra potenza, rabbia e delicatezza, i falsetti e i vibrati, e tutta la passione ed il coinvolgimento che hanno sempre fatto di Jimmy un grande frontman.
Per godere appieno di questo CD, sarebbe bene liberarsi da ogni preconcetto, senza ostinarsi a cercare differenze tra due voci completamente diverse. Facendo così, ci si abitua quasi subito alla nuova voce, e si può rimanere sorpresi come questa si adatti bene in molti passaggi, ed in maniera sorprendente in un brano storico come “Maggio”. A prescindere da questo, “Progfiles” è un bel disco dal vivo, non troppo esteso nella durata ma che si ascolta tutto d’un fiato. Un doveroso commento anche sulla registrazione, notevole nella sua chiarezza e nella dinamica, con una separazione degli strumenti impeccabile. Il CD esiste in due versioni, una pubblicata dall’Official Fan Club delle Orme ed un’altra allegata nel numero di novembre della rivista di alta fedeltà “Suono Musica”, avente diversa copertina ed un differente missaggio.
|