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Michi Dei Rossi tempo fa mi disse, parlando del loro album "Il fiume", che Le Orme avrebbero potuto comporre anche dieci in un anno di dischi del genere, dato che il Progressive è la loro musica e che viene loro naturale suonarla e comporla. Le sue parole sembrano trovare conferma in questo "Elementi", un altro lavoro di puro Progressive in cui il gruppo dimostra appunto di poter comporre questo tipo musica senza peraltro ripetersi né ripercorrere pedissequamente sentieri già ampiamente sfruttati. Se "Il fiume" in effetti era una riproposizione in chiave anni '90 del Progressive alla Orme, "Elementi" non assomiglia molto ad altri suoi predecessori, pur conservando il riconoscibile marchio di fabbrica del gruppo. Questo, se mi consentite, è uno schiaffo morale che viene dato a quei gruppi che si trovano a giustificare inopinate svolte stilistiche sull'altare dei tempi che cambiano. Il disco in questione strutturalmente si dipana di nuovo secondo lo schema dell'opera unitaria, con le varie canzoni unite l'un l'altra a formare un tutt'unico. Forse questo è il suo punto a sfavore: non essendoci o quasi brani che possano essere gustati in modo indipendente, l'opera offre un impatto globale che riesce a catturare in modo minore. E' il primo album delle Orme con Andrea Bassato tra le proprie fila; il suo non è un ruolo di primo piano, è lontano dalle evoluzioni di Michele Bon, del suo Hammond e del suo Alien (il guitar simulator di sua costruzione), ma non manca di farsi apprezzare con i suoi ceselli di pianoforte, di violino (una novità per il gruppo?) e si può notare facilmente il suo costante lavoro di raccordo e contrappunto tra le primedonne del gruppo, penalizzante solo per un orecchio distratto, ricco del gusto che potrà riconoscere chi ha ascoltato i suoi lavori precedenti. In chiusura possiamo tirare le fila di quest'album che risulta sicuramente meno d'impatto rispetto al predecessore ma che propio per questo può crescere dentro l'ascoltatore volta dopo volta, riuscendo ad essere ascoltato sempre con maggior piacere ora che si riescono a scoprire nuove cose ad ogni nuovo giro nello stereo di casa.
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