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Non un album nuovo... ma qualcosa di più di un'antologia di vecchi successi. Si tratta di qualcosa di diverso anche rispetto al cofanetto del Banco con la ri-registrazione dei primi due album: "Amico di ieri" è la volontà di tirare il fiato, di volgere sì lo sguardo al passato, ma fissando in qualche modo la propria visione del passato col senno di vent'anni (e più) dopo. Il gruppo veneto fissa così su digitale l'evoluzione che hanno avuto alcuni brani storici con una formazione che li ha riportati alla stabilità e, soprattutto, alla considerazione del pubblico. Non si tratta di stravolgimenti sostanziali di quanto registrato sui dischi dell'epoca, né tanto meno una sua riproposizione con tecniche super tecnologiche: al contrario si tratta quasi di un live in studio, con poche sovraincisioni, al fine di lasciare quasi intatta l'emozione che scaturisce da un'esibizone live. Questo si nota in alcuni brani più di altri: "Sguardo verso il cielo" è quello che forse più ne beneficia, ma tutti i brani qui inclusi hanno al tempo stesso la genuinità del live unita alla tecnicità dei mezzi di registrazione odierni. La scelta dei pezzi ha purtroppo lasciato indietro "Felona e Sorona" (d'altra parte ci sarebbe voluto un doppio cd...), ma ripropone l'intera facciata A di "Uomo di pezza", in un ordine diverso dall'originale, e a beneficiarne è "La porta chiusa", forse il miglior brano di entrambi gli album. "Canzone d'amore" diventa un pezzo dalle sonorità reggae, "India" acquista ancora di più in misticità rispetto all'originale... insomma... pochi stravolgimenti ma grande vitalità e, soprattutto, grande musica.
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