In questi momenti convulsi e pieni di incertezze, prospettive future più o meno apocalittiche sono sempre dietro l’angolo, i Runaway Totem hanno completato il III Movimento del ciclo “4 Elementi 5” con “Le Roi Du Monde”: la figura leggendaria de “Il Re del Mondo” è al centro delle due consuete lunghe suites insieme ad un brano di soli sei minuti, relativamente breve rispetto alla media dei RT. Il leggendario re del regno sotterraneo di Agarthi, il Manu, già citato nel precedente “Manu Nemes” del 2009, ha portato grandi novità per i Runaway Totem, dal ritorno del bassista e fondatore del gruppo Guseppe Buttiglione all’arrivo di Marco Zanfei, già tastierista nel primo grande disco degli U.T.O., e dell’ingresso del cantante dei Cormorano, Raffaello Tegoli; inoltre una nuova collaborazione con una casa discografica, la Lizard, dopo l’esperienza con la Musea. Si è poi costituita finalmente una Modern Totem Ensemble, ovvero un gruppo di musicisti classici reclutati per dare alla musica dei Runaway Totem un respiro sinfonico ed epico ancora più marcato. Questa nuova produzione con la Lizard rappresenta sicuramente un passo riuscito, sia dal punto di vista sonoro che dell’immagine, con una ricca e suggestiva impaginazione grafica del disco, caratterizzata dalle pitture di Stellio Castellano; bisogna dire che sotto certi aspetti il suono di “Le Roi Du Monde” si avvicina più del solito alle influenze progressive più “canoniche”, ed in qualche modo per il fan medio i Runaway Totem possono sembrare meno monolitici e più ariosi del solito, un pochino meno cupi ed opprimenti, l’esoterismo e la ricerca spirituale dei contenuti vuol fare da opposizione alla bruttezza dei tempi con melodie celestiali e drammatiche, come nella suite conclusiva “La Città Azzurra Del Sole”, una composizione che si distacca sensibilmente dagli ormai tipici riferimenti Köhntarkösz-De Futura per favorire un approccio più legato al rock, si ascolta persfino del blues, alla maniera dei R.T. ovviamente, con un lungo spiritato assolo di Cahal De Bêtêl, ed un omaggio più o meno velato a Demetrio Stratos. Marco Zanfei ci fa godere della sua abilità nel sapersi muovere all’interno di partiture sul filo della fusion oppure nell’evocazioni di grandi ambientazioni cosmiche. La Modern Totem Ensemble riprende in parte un discorso solo accennato tanti anni fa con Zed e finalmente lo approfondisce con la maestosità dei fiati, senza disdegnare aperture vagamente minimali ed avanguardistiche. Proprio i momenti più ostici del disco si concentranto nei primi minuti, scelta forse non felicissima in quanto certe dissonanze un po’ autoindulgenti appesantiscono l’atmosfera e rendono faticoso l’ascolto, anche se per fortuna non durano più di una manciata di minuti. Le parti vocali dei Runaway Totem possono ancora una volta essere un punto di discussione: sopra le righe e declamatorie, possono essere suggestive come grottesche o irritanti, questo è un problema storico del gruppo che non è stato ancora risolto del tutto, e la nuova vocalist Moira Dusatti,giù presente in “Manu Nemes” è sicuramente dotata di un certo carisma ma la sua performance vocale lascia ancora più di qualche dubbio. Però, come nei precedenti dischi, le parti strumentali tendono comunque a prevalere, quindi anche questa volta gli aspetti più controversi passano in secondo piano e gravano relativamente poco sulla godidibilità generale dell’ascolto. Un ascolto che si è fatto ancora più accattivante negli arrangiamenti lussureggianti e nella purezza dei contenuti… la forza sciamanica ed evocatrice dei Runaway Totem oggi è più potente che mai!