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TAPROBAN Strigma Musea Records 2013 ITA

Per alcuni anni si erano perse le tracce di questo validissimo gruppo romano ed è quindi con una certa sorpresa che, sul finire del 2013, vediamo pubblicato “Strigma”, quarto album dei Taproban. Il titolo (da strix-strega e stigma-marchio) chiude con il fuoco la tetralogia degli Elementi iniziata nel 2002 con “Ogni pensiero vola”. Unico membro che accomuna quei Taproban a quelli di oggi è il tastierista Gianluca De Rossi (anche flauto e voce nell'occasione) ora coadiuvato da Roberto Vitelli (basso e chitarre) e da Francesco Pandico (batteria, recentemente sostituito da Fabio Agresta). L'album si sviluppa su tre lunghe tracce, di cui due interamente strumentali, per poco più di 40 minuti. L'inquietante copertina è specchio fedele di quanto andremo ad ascoltare sin da “Nesia al notturno congresso delle streghe”. Un suono “pieno” di tastiere, una ritmica serrata che nei primi istanti ricorda gli Änglagård e che non si discosta molto da esperienze similari di gruppi quali i Goblin o gli EL&P. Un suono, dunque, piuttosto cupo e dark, a tratti minaccioso anche se le parti più ariose e delicate non mancano. Su tutti spicca il keyboards-wizard De Rossi un po' il Pär Lindh (con più gusto e fantasia) “de noantri” ben assecondato da una infaticabile sezione ritmica sempre attenta a creare ritmiche irregolari e di grande feeling. Proprio la ritmica spezzettata di “Lo sguardo di Emily” rimanda ai Genesis di “Foxtrot”, mentre l'uso fantasioso delle tastiere di De Rossi (ora debordante, ora fine cesellatore) conferiscono un alone di mistero allo splendido brano. Il tour de force rappresentato da “La porta nel buio” (oltre 18 minuti) chiude l'album. L'introduzione al pianoforte è un leggero soffio, poi la musica torna scura, gotica, enigmatica in cui tutte le influenze di De Rossi si manifestano appieno. Wakeman, Emerson, Simonetti convivono a stretto contatto e senza apparenti forzature. Si tratta anche dell'unico brano in cui è presente un breve inserto cantato che ben si fonde con le inquietudini e la drammaticità delle incantevoli musiche. Dei Taproban abbiamo molto amato la produzione precedente (“Posidonian fields” in particolare), ma questo “Strigma” pare abbia tutte le carte in regola per superare i passati lavori e a ritagliarsi un posto importante in una discoteca che si rispetti. Come la vostra.


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Valentino Butti

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