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Jacob Holm-Lupo è una di quelle personalità che contribuiscono a rendere il già variegato mondo del Progressive rock ancora più multicolore, col suo destreggiarsi in vari progetti come compositore, polistrumentista, produttore e tecnico del suono. D’altronde, avendo a disposizione uno studio di proprietà, situato in un’isoletta sulla costa della Norvegia, il suo nome compare spesso nei crediti dei dischi di svariate band, oltre che in quelli delle sue. A parte White Willow e Opium Cartel, i suoi progetti più importanti e conosciuti, Jacob ha realizzato altri lavori interessanti, l’ultimo dei quali è il primo a nome Donner. Nonostante siano presenti una decina di musicisti ospiti, il disco è di fatto un prodotto solista dello stesso Holm-Lupo che fa della varietà di stili e d’atmosfere il suo tratto distintivo. Il punto di partenza per capire l’idea di Jacob nell’assemblare le tracce, a prescindere dall’ascolto, è senz’altro l’elenco di “Further listening” presente nel libretto del cd, comprendente alcune colonne sonore ad opera di Tangerine Dream, John Carpenter e Mark Isham, e due titoli come “Pretzel logic” degli Steely Dan e “Feels so good” di Grover Washington jr. Se per i primi due, e volendo anche tre, ascolti consigliati non è difficile pensare ad una certa omogeneità stilistica o di intenti, con gli ultimi due le cose si fanno complicate. Cosa hanno in comune le soundtrack elettroniche e quelle più raffinate con la pop-fusion ed il funk? “Hesitant light” potrebbe essere una risposta, trattandosi di un album composto di tracce in prevalenza strumentali che passano dall’elettronica darkeggiante a quella più melodica, sino a passare per il pop, il rock e la fusion pura. Ad essere sinceri, all’ascolto le differenze si sentono ma sono stemperate da un’evidente omogeneità stilistica nella scelta dei suoni, tutti accuratamente programmati e piacevolmente inseriti in una produzione pulitissima e di grande qualità. Abbiamo a disposizione, quindi, “Melancholy city”, sfacciatamente carpenteriana e sinistra nel suo rincorrersi di sequenze sintetizzate, “Hesitant light”, pervasa di ondeggiante malinconia ambient, e “Dance of the swallows” disteso ed emozionante brano meno “sintetico” dei precedenti, con una progressione decisamente fusion e perfetto per un ascolto rilassato davanti alla spiaggia in un tardo pomeriggio estivo.“Night by night” è nientemeno che una cover di un brano degli Steely Dan, quasi completamente spogliato del suo andamento funky-jazz-rock e trasformato in un irriconoscibile e riuscito episodio pop-rock elettronico nel quale la voce femminile aggiunge un tocco di classe notevole. Nel resto del disco troviamo un paio di gustosi brani dal sound elettronico melodico, “Floating world” e “Andromeda waltz”, e altri due debitori dello stile di John Carpenter, sia per la musica che per i titoli (“Escape from Plague City” e “Devil’s highway”). Buttato nel mezzo, con apparente noncuranza, c’è anche la fusion totale di “Street heat”, tra chitarre, sintetizzatori ed elettronica a costruire una perfetta rappresentazione del genere. Ad un primo ascolto, “Hesitant light” può sembrare spiazzante per la totale incongruità nell’assemblaggio dei generi ma in realtà quello che traspare è l’amore di Jacob Holm-Lupo per le colonne sonore, per l’elettronica, per la musica strumentale e per il desiderio di comunicare sposando le immagini alla musica. Non a caso l’autore ci tiene ad elencare i sintetizzatori usati nel disco, quasi tutti risalenti agli anni ’80 e ’90 e dalle proprietà sonore fortemente legate alla loro epoca, compreso il glorioso Yamaha DX7 immortalato nel libretto del cd. Per quanto mi riguarda, il risultato è notevole e lascia trasparire classe e passione. Che altro dire? Ah, già, il progressive. Ecco, quello non c’è, ma non se ne sente la mancanza.
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