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I DAAL ci consegnano il loro ottavo lavoro discografico dal 2009, anno in cui iniziava la partnership fra il tastierista Alfio Costa ed il batterista Davide Guidoni, due veterani del Progressive Rock che non dovrebbero avere ormai più bisogno di ulteriori presentazioni per gli appassionati del genere. Nella formazione attuale viene confermata la presenza di Ettore Salati alla chitarra elettrica e di Bobo Aiolfi al basso, parte integrante del gruppo dal precedente “Decalogue of Darkness” del 2018. La nuova opera è un racconto sonoro composto da 6 tracce che vivono in un unico respiro, tutte in continuità emotiva fra loro e che ci assicurano un viaggio in totale immersione nelle incantevoli atmosfere dell’album. La storia è quella di Icaro che tutti conosciamo, vista però sotto un profilo prettamente umano, in cui pesano molto le emozioni, dipinte con tanti dettagli sonori che non si fermano alla superficie di un immaginario epico dominato dalla sfida del volo. Icaro, rinchiuso col padre nel labirinto di Creta, usa le ali di cera per scappare ma queste, sciogliendosi al sole, al quale si avvicina incautamente, lo fanno precipitare portandolo a morte. La sfida di Icaro è prima di tutto nella sua mente, nel groviglio intricato di emozioni ed esperienze che la dominano, nella sua mente si delinea il complesso labirinto che non deve essere visto necessariamente come una barriera fisica ma come un simbolo o archetipo, nella sua mente disegna le ali e progetta il suo futuro, ed è sempre lì che infine prenderà vita l’impulso che lo spingerà a sfidare i propri limiti. “Journey Through the Spiral Mind part 1” è l’inizio del viaggio nella spirale della mente. I Daal ci hanno sempre abituati a scenari oscuri e a soluzioni insolite e complesse. Questo brano sembra invece condurci nel mezzo di un deserto dagli orizzonti ampi e sfumati, riempiti da dune che si susseguono senza fine. Su questo paesaggio speziato, dai preziosi riferimenti etnici, imperversano interferenze elettroniche. I riff di chitarra incisivi definiscono meglio i contorni di una visione musicale che diviene via via sfuggente. L’apparente semplicità si trasforma in un dedalo di suoni in cui la melodia però non viene meno ed interviene per mostrarci una via di fuga. Sarà una fuga reale? L’ascolto ce lo dimostrerà. Il grande sogno di Icaro si materializza in “Icarus Dream”, una traccia dinamica e robusta e molto guitar oriented. Percussioni dal sapore tribale sembrano sottolineare il sentimento di sfida ed il coraggio che anima il giovane mentre tappeti tastieristici sul finale riempiono di emozione uno spartito dinamico ricco di forza, quasi a fornirci una specie di profilo psicologico musicale del protagonista. Se “Painting Wings” si apre come il sogno romantico di una pallida notte estiva, la lunga “Labirinth 66 part 1 & 2” (13 minuti circa) appare duttile ed oscura, con le sue importanti pennellate tastieristiche che racchiudono un’anima elettrica. La musica sfoggia un appeal Cameliano con riflessi Kraut e ci colpisce per le belle melodie di una sinfonicità suadente. “In my Time of Shadow” è delicata ed eterea ed infonde un insolito senso di pace con gli ampi riferimenti Floydiani. Il finale è invece affidato a “Journey Trought The Spiral Mind part 2” dal sapore tragico ed ineluttabile, dai riconoscibili echi Crimsoniani. Ecco che il nostro viaggio si racchiude in un cerchio con la parte conclusiva della suite di apertura in un perfetto equilibrio dove ogni cosa torna al suo posto. Lo stile dei Daal è sempre ben riconoscibile in un album che sembra docile ed affabile ma che nasconde sorprese e trabocchetti ai quali con piacere sottoponiamo il nostro orecchio.
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