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C’erano una volta non troppo tempo fa un menestrello perugino, un liutaio romano ed un “musico” bergamasco… No, non è l’inizio di una nuova barzelletta… :-) E’, più o meno, la storia di un terzetto di amici accumunati (anche) da un sogno musicale che piano piano ha preso forma tra un bicchiere di vino ed un tagliere di salumi. Quasi automatico, dunque, il nome di Flufluns (la divinità etrusca del vino…) per il nuovo progetto musicale dei tre amici. Il menestrello (Simone Cecchini- Il Bacio Della Medusa-) si dedica soprattutto alle liriche, “l’allegro” musico (Alfio Costa- Prowlers, Daal, Tilion….) lo aiuta nelle parti strumentali, il bravo artigiano (Guglielmo Mariotti- ex Taproban, The Watch, Mr. Punch…) è ben presto coinvolto nel sodalizio e “Spaventapasseri” inizia lentamente a prendere forma. La gestazione è molto lunga (i primi testi sono composti addirittura una quindicina di anni fa..) anche perché tutti e tre impegnati in altri progetti, ma l’aggiunta del batterista Marco Freddi e del chitarrista Stefano Piazzi (entrambi dei Prowlers) permettono finalmente di chiudere il cerchio e l’album è finalmente pronto per essere registrato. Due special guests Vincenzo Zitello (arpa celtica, flauto ed ottavino) e Giorgio Gabriel (chitarra acustica) compaiono, infine, in un paio di brani (il primo) ed in uno (il secondo). Una storia divisa in 12 tracce che narra l’amore impossibile di uno spaventapasseri fino alla sua tragica conclusione. Talvolta la forma-canzone si avvicina alla filastrocca (“Lamento di uno spaventapasseri”), talaltra ad un cantautorato-progressivo (“Stella del vespro”, tra le perle del lavoro). Non manca (“Maestrale”) la ballata introspettiva che sfocia nella pura magia quando si percepiscono le prime note del flauto e dell’arpa o quando il pezzo si esaurisce sulle note del pianoforte. Il talento lirico del menestrello raggiunge l’apice nella struggente “Tra 1000 gendarmi l’amore”, magnifica nella sua semplicità. Nessun effetto speciale, niente virtuosismi eccentrici, i Fufluns si occupano d’altro. Vanno dritti al cuore, al sentimento, eterno, all’amore (“Ricordo di Nene”) con una semplice voce ed il pianoforte. Nulla di più. Qualche brano più marcatamente rock (“Scirocco”, “Come un salice”, “Libeccio”) poi l’ottimo bozzetto acustico de “Il foco” con chitarre acustiche, mellotron ed il menestrello che conclude il suo compito. Lo strumentale “Addio ai corvi”, questo sì decisamente e tipicamente “prog” chiude l’album. Che il menestrello sia lo spaventapasseri? Che lo spaventapasseri sia il menestrello? Può darsi, ma non ha molta importanza. Le emozioni sono tante e forti. Buon ascolto.
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