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Progressive o regressive? Si discute molto spesso sul significato di questi due termini e su quanto sia possibile utilizzarli per descrivere certi album. Come regressive vengono spesso etichettati quei gruppi che mostrano la sola voglia di rifarsi a certo progressive rock in voga negli anni '70, riprendendone in maniera pedissequa la struttura delle canzoni e le sonorità. Se la mancanza di personalità è il forte limite in cui si incorre seguendo questa strada non si può comunque negare che spesso ci sono musicisti che riescono a realizzare album validissimi, seppur passatisti e non originali, ma denotando un gusto fuori dal comune. D'altronde, il progfan è spesso attirato proprio da quel sound sinfonico-romantico e da quelle composizioni lineari che gruppi come Genesis, Yes, Camel e ELP hanno contribuito a diffondere circa 30 anni fa.
I Magenta, nuovo progetto di Rob Reed, già impegnato in simili scenari dietro sigle quali Cyan, Fyreworks e Othello Sindrome, affascineranno molto chi va alla ricerca di una musica con le caratteristiche sopraindicate. Il loro album d'esordio "Revolutions" è costituito da due cd, per una durata totale di quasi 100 minuti, che offrono 4 lunghissime suite, 2 brevi intermezzi strumentali di chitarra acustica ed una canzone di 7 minuti. La musica riprende proprio le caratteristiche comuni alle band precedentemente citate, anche se forse il paragone più adatto per i Magenta può essere fatto con i Renaissance, soprattutto per la presenza di Christina alle parti vocali che rievocano la grandissima Annie Haslam. D'altra parte, nelle note presenti nel booklet, Rob Reed afferma che questo disco è frutto della passione che egli stesso nutre nei confronti della musica che lo ha cresciuto ed ammette che "ogni similarità o coincidenza con gruppi del passato o del presente è del tutto intenzionale!". Di conseguenza, chi cerca nel progressive soluzioni distanti dal prog sinfonico o musica cervellotica ad ogni costo storcerà il naso di fronte ad un simile album. Eppure, la grande bellezza delle melodie, gli arrangiamenti raffinati, le esecuzioni realizzate con notevole gusto, i rimandi al prog romantico, con accenni classicheggianti e medievali, fanno di "Revolutions" un cd da non lasciarsi sfuggire per chi ha voglia di ascoltare un ottimo lavoro di rock sinfonico, o art-rock, o progressive romantico, o regressive, o come lo si voglia chiamare.
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