|
Questo disco avrebbe dovuto uscire a nome di Cyrus Khajavi, cantante e chitarrista iraniano di stanza in Inghilterra da diversi anni che ha fatto parte di una delle innumerevoli formazioni dei Quasar. All'ultimo momento, più per motivi commerciali che altro, è stato deciso di utilizzare il nome Kooch, che è una vecchia band del batterista dei Landmarq Dave Wagstaffe. Lo stesso Dave, assieme a Uwe d'Rose e Keith Turner dei Quasar suonano in questo disco che però non ha molto di new Prog, se non qualche sonorità. In verità si tratta di 11 canzoni composte da Cyrus in lingua madre, ispirate alla cultura e ai racconti della sua zona di nascita (il nord-est dell'Iran). Il risultato è interessante e più accattivante di quanto ci si potrebbe immaginare; in effetti molte di queste canzoni potrebbe avere, ad un orecchio superficiale e non avvezzo, del lagnoso, come una versione iraniana della canzone napoletana. In verità i buoni (e di stampo britannico) arrangiamenti, con buoni accenni fusion, vanno a formare una miscela piuttosto originale che, personalmente, non mi ha lasciato indifferente. Non si tratta di brani troppo complessi ma le composizioni non sono proprio banali e di certo non sono prive di anima.
|