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Secondo album per questa band che si era fatta apprezzare col suo primo lavoro, pur suscitando nel sottoscritto qualche piccola perplessità. Perplessità che si ripresentano in questo nuovo CD. Brutto? No di certo. La professionalità e l'esperienza dei singoli musicisti sono garanti di una musica caratterizzata da un new-Prog maturo, discretamente ispirato, a volte, e con un buon cantante quale Damian Wilson. Allora? Ascoltate "Gaia's waltz", un esempio di Prog-valzer (!) e poi ditemi. Molti sono comunque i pregi di quest'album, come dicevo.
Si comincia con la title-track dell'album… precedente ("Solitary witness"), in cui Damian mette subito in mostra le sue qualità vocali, proseguendo col già citato valzer in cui, quanto meno, il gruppo cerca di sfuggire ai soliti schemi del new-Prog. Se il tentativo ha dato buoni frutti, sta all'ascoltatore medio giudicarlo. Io posso dire che, non solo in base a questa singola traccia, i Landmarq mi lasciano perplessi. Tutto bello ed ascoltabile, senza sconfinare troppo nel pop, tra l'altro, ma secondo me le canzoni mancano di spessore. Si può ascoltarle in macchina, o mentre si sta facendo qualcos'altro; un buon disco Prog da tenere come sottofondo. Per fortuna alcuni pezzi sfuggono un po' a questo ragionamento: la lunga "Ta'jiang" (16'31") richiede un ascolto non distratto e rifugge gli schemi di composizioni del genere. Nonostante spesso la musica dei Landmarq assuma toni maestosi, in questa traccia il gruppo non cade nella trappola di voler cadere nell'epicoa tutti i costi, ed il risultato è gradevole. Menzione anche per il pezzo conclusivo "Embrace"ed il suo bel finale.
Non lasciatevi scoraggiare dalla forse eccessiva vena critica di questa recensione. Ho solo voluto mettere in guardia i potenziali acquirenti che un disco Prog cercano qualcosa di più. I Landmarq sono, tutto sommato, un gruppo di punta del nuovo Prog inglese.
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