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Unico caso di folk rock dove sono percepibili influenze prog metal alla Dream Theater, la musica di Steve Unruh, chitarrista-batterista statunitense autore ed unico responsabile delle proprie opere, pare voler aggiornare il "vecchio" folk progressivo alle recenti tendenze più americaneggianti e "pop" del progressive. "Song to the Sky", settimo ed ultimo cd di Steve, è composto esclusivamente da brani acustici ed alterna lunghi episodi strumentali a semplici canzoni dalle atmosfere introspettive e riflessive. Il sito ufficiale di Steve ci fa capire quali siano le influenze principali di Steve: Dream Theater, Flower Kings e... Yes. All'ascolto del pezzo più rappresentativo del disco, una suite di ventidue minuti, possiamo effettivamente constatare come Steve Unruh abbia preso una bella cotta per Mike Portnoy, certe parti di batteria sembrano estratte direttamente da un album dei Dream Theater... però, attenzione, tutto in un ambito acustico, con tanto di violini, flauti e percussioni varie! I momenti migliori del disco sono proprio da rintracciare negli episodi strumentali e nei brani a più ampio respiro. Le parti cantate da Steve, pur essendo gradevoli, tendono troppo al pop romantico; il tocco melodico è comunque figlio dei nostri giorni, senza troppi richiami alle passate glorie del rock. Dopo quasi otto anni di carriera, sette album pubblicati e diverse collaborazioni all'attivo (Egeria Jazz Trio, The Dayfly 4, Sign of Saturn), Steve Unruh sta raccogliendo i meritati frutti del suo lavoro... se vi interessa la musica acustica od il folk rock in generale, un ascolto a "Song to the Sky" è consigliato, senza particolari riserve...
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