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Continua con rinnovato entusiasmo il progetto multinazionale di Marco Bernard (basso), Kimmo Pörsti (batteria) e Steve Unruh (voce, violino, flauto, chitarra) sotto l’ormai conosciuto monicker di The Samurai Of Prog. A solo un anno di distanza dall’ottimo “Lost and Found”, eccoci ora alle prese con l’ultima produzione, “On We Sail”. Come ormai da tradizione, al trio si aggiungono numerosi ospiti che però non sono dei semplici esecutori, ma elementi attivi essendo anche gli autori delle musiche dei nove brani presenti (di cui tre strumentali), mentre le liriche sono quasi tutte opera di Unruh. Alla title track l’onore di aprire l’album. Le musiche sono del tastierista Kerry Shacklett (dei Presto Ballet) ed è proprio questo strumento che domina i sei minuti della composizione. Un pezzo molto dinamico, con delle belle melodie e perfetto biglietto da visita dell’album. Del tastierista argentino Octavio Stampalia (Jinetes Negros) è la successiva “Elements of life”: un brano decisamente più rock del precedente con interventi continui delle tastiere dell’autore e dell’elettrica di Ruben Alvarez. Al violino e al flauto il compito di affievolire la verve frizzante del pezzo. Ottima, come sempre nel progetto “Samurai”, l’interpretazione vocale di Unruh. Luca Scherani (La coscienza di Zeno, Höstsonaten…) cura le musiche di “Theodora”. Se le tastiere, come prevedibile, imperversano, il violino, il flauto e la voce vellutata di Michelle Young (Glass Hammer) conferiscono un’aurea quasi folk alla “song”. “Ascension” è uno strumentale (autore David Myers, The Musical Box) dove si respira l’aria dei Genesis (Gabriel-era) con maestose aperture sinfoniche intervallate da momenti deliziosamente acustici. Anche “Ghost Written” (musiche del tastierista degli Utopia, Sean Timms) “profuma” di Genesis old-style con notevoli melodie vocali del duo Unruh/Trueack (anche lui degli Utopia). Ancora un autore italiano, Oliviero Lacagnina (Latte & Miele) per la lunga “The Perfect Black”. Un florilegio classicheggiante di tastiere con, qua e là, interventi di chitarra classica ed ancora del flauto e del violino in un pot-pourri di grande pregio. Segue “Growing up” (ancora di S. Hacklett e con ospite, alla chitarra, Brett Kull degli Echolyn) che sposa le atmosfere tulliane di “Songs from the Wood” e con Unruh perfetto alter ego di Ian Anderson. Non manca il consueto saggio di bravura di Myers che con il solo pianoforte ci delizia con “Over Again”. In chiusura è posta “Tigers” (del compianto collaboratore dei Samurai, Stefan Renström) altro pregevole e lungo brano sinfonico. Se ormai le opere d’arte elaborate da Ed Unitsky (alla terza cover per i “Samurai”) non ci sorprendono più, rimaniamo sempre piacevolmente stupiti dalla capacità di Unruh, Pörsti e Bernard di circondarsi di ospiti/autori subito capaci di cogliere le atmosfere e di trasformarle in perle come questo “On we sail” che, non raggiungerà forse le vette di “Lost and found”, ma gli è sicuramente vicino.
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