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“Blood”, ovvero sangue. Il rosso della copertina e che invade il booklet è già un ottimo indizio per capire a cosa andiamo incontro. E le pulsazioni di basso che aprono il lavoro ne sono un’ulteriore conferma. Il nuovo lavoro del trio statunitense dei Kopecky è stracolmo di un sound vitale, vibrante, dai ritmi incessanti… Un sound proposto con vena ispirata… Un sound che unisce mente e anima… Un sound corposo in cui la chitarra ruggisce, ora forte, ora piano, mentre basso e batteria dettano tempi variabili, ma sempre caldi… Un progressive tutto da ascoltare quello dei Kopecky, per merito di una proposta musicale che sa essere sperimentale e cupa, ma non astrusa. Proprio come il punto di riferimento della band: i King Crimson; quelli di “Larks’ tongues in aspic”, di “Red”, di “Thrak” per capirci. Quelli che avevano irrobustito il loro suono con una chitarra pesante che lo rendeva massiccio eppure equilibrato e senza sbavature. I Kopecky confermano che il loro stile è fortemente influenzato da quei momenti del Re Cremisi e le otto composizioni, di durata variabile e tutte strumentali (tranne per una voce filtrata nell’ultima traccia), presenti in “Blood” hanno tutto il vigore frippiano di cui c’è bisogno. Non ghirigori insensati, non frenesia snervante, non pacchiane imitazioni, pochissimi i momenti in cui si può riprendere fiato e nessun abbellimento ruffiano che possa alleggerire il tutto (leggi: niente mellotron). Solo tanta energia e tanta vitalità in un’ora di musica abrasiva, possente, cerebrale e sanguigna allo stesso tempo… A chi ama queste caratteristiche quest’album non dispiacerà affatto!
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