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Non celandosi, stavolta, dietro un monicker peculiare, pur essendo accompagnato dai collaboratori di sempre, Andrea Monetti continua comunque a bearsi del suo ruolo di destrutturatore estremo della sostanza musicale. “AMR was here” porta infatti al limite massimo quel discorso ‘colto’ già avviato, con sincerità e convinzione, in diverse sue produzioni del passato, Ku in particolare.
Il nuovo CD oscilla dunque da rumoristici sperimentalismi elettronici (l’iniziale “The strange adventures of Doctor Ram”) a divagazioni acustiche e (medio)orientaleggianti (la triade “M’illumino d’incenso”, “The cicle is complete” e “Ritorno a Fengari”). I primi Tangerine Dream e, in generale, tutta la kraut music più ostica, venata pure di Rock In Opposition, sembrano così costituire un punto di riferimento per il buon Monetti, che centra il bersaglio nei quasi 7’ di “Sonno estatico: parts 1, 2, 3, 4”: notevole il mélange di oscurità levantine, con un ficcante basso. Per il resto la formula prevede basi di synth, organo o percussioni, su cui il flauto e il sax del leader tessono trame di stampo jazzy o addirittura free. Le dodici tracce, per un totale di poco più di tre quarti d’ora, sono di norma piuttosto concise, trovando l’altra eccezione in “Gently, gently, Sharon sleeps”, dove alle distorsioni chitarristiche seguono i dilatati tappeti avanguardistici del sintetizzatore, abbastanza immoti. Riuscito il connubio fra organo e varia effettistica di “Perso nel mio vuoto”, riconducibile agli Amon Düül II più oscuri o anche ai Popol Vuh degli esordi. Va infine precisato che il lavoro è interamente strumentale; negli ultimi tre pezzi del disco intervengono sì le voci (pure quella del figlioletto di Andrea, Timothy), ma queste sono totalmente stravolte e manipolate.
Nel complesso la concessione alla pura melodia è prossima allo zero assoluto. Per questo è lapalissiano aggiungere che un’opera del genere non può minimamente sperare in un riconoscimento su larga scala, ma è altrettanto ovvio che tutto ciò ad Andrea Monetti non interessa affatto. E allora onore al merito e avanti così.
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