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ONE SHOT Ewaz vader Le Triton 2006 FRA

Terzo atto per il quartetto francese che, ricordiamo, è composto da tre membri degli attuali Magma. E, diciamolo immediatamente, questo “Ewaz vader”, ancora più dei suoi predecessori, fa capire perché Christian Vander abbia scelto questi musicisti per la aiutarlo a diffondere il Verbo Kobaiano. Il motivo è semplicissimo: perché sono tra i migliori! Non sbagliano niente! Hanno tutte le qualità che un musicista deve avere: tecnica, inventiva, fantasia, intelligenza, passione, feeling. Tutte caratteristiche che vengono fuori dai loro album. E dopo due lavori già eccellenti, con “Ewaz vader” addirittura riescono a superarsi. Sciorinano una prestazione a dir poco maiuscola. Siamo al limite del capolavoro, con un jazz-rock sempre più personale, sempre più devastante, sempre più coinvolgente. Il drummer Daniel Jean D’heur, gioco forza, non fa parte dei Magma, ma dimostra ampiamente come anch’egli sia fenomenale… Provate a seguire le poliritmie assurde che sviluppa insieme a Phiilppe Bussonet… Un’accoppiata basso-batteria incredibile! Una dinamica ritmica come solo di rado si può ascoltare! Emmanuel Borghi si conferma musicista raffinato: il suo piano elettrico dirige spesso il gruppo verso il versante più jazzistico, ma è anche pronto a seguire le sfuriate chitarristiche di James McGaw. E anche quest’ultimo sfoggia una prestazione mostruosa, sia attraverso riff micidiali ripetuti ed ossessivi, sia con le intricate evoluzioni in cui si lancia con la sua sei corde. Gli One Shot suonano davvero come pochi e il loro ascolto riserva sorprese continue. Bisogna concentrarsi e seguirli attentamente per scovare le loro magie, i loro segreti. Nascosti dietro introduzioni d’atmosfera e/o crescendo mozzafiato che mantengono una tensione costantemente alta, avviluppati tra le mille note eseguite con maestria e velocità, liberati con un talento esecutivo che lancia, di volta in volta, un sound convulso, frenetico, maestoso eppure brillante ed elegante. Infatti non c’è freddezza nella loro proposta, non c’è manierismo nel loro jazz-rock elettrico, bensì classe, istinto, talento, ferocia. In “Ewaz Vader” troviamo quattro brani di lunga durata (più un bonus video). Quattro perle meravigliose la cui lucentezza è sempre ben visibile. Quattro gustosi frutti di un’opera musicale dai quali traspaiono rare capacità di composizione e di esecuzione. Quattro lunghi percorsi avventurosi nei quali i musicisti si ritrovano a loro agio, non si perdono mai e con i loro strumenti sembrano condurre per mano l’ascoltatore. Che si abbandona fiducioso, che si lascia coinvolgere, che li segue attento, felice di inoltrarsi anch’egli in un cammino tanto audace quanto seducente.

 

Peppe di Spirito

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