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Dopo un disco assolutamente fenomenale come “Ewaz Vader”, destinato con ogni probabilità a essere visto come una delle più fulgide espressioni di un certo progressive di questo primo scorcio di secolo, cosa ci si poteva aspettare dagli One Shot? Come minimo una conferma pienissima della loro immensa classe e del loro stato di grazia. E la conferma arriva con “Dark Shot”, nuovo capitolo di questo gruppo transalpino che continua a regalare gioie a chi segue la loro proposta. Il linguaggio libero del jazz, la forza propulsiva del rock, l’ultrapotenza ritmica tipica dello zeuhl ed una tecnica a dir poco sopraffina sono ancora una volta gli elementi che rendono così carica, attraente ed esuberante la musica del quartetto. Per i più distratti ricordiamo che la band è formata da tre musicisti (Philippe Bussonet al basso, Emmanuel Borghi alle tastiere e James MacGaw alla chitarra) che hanno giocato un ruolo fondamentale nei Magma del nuovo millennio. A completare la line-up c’è lo straripante Daniel Jeand’heur, batterista dal drumming irruente, ma allo stesso tempo virtuoso, elegante e fantasioso. Nel nuovo album, gli One Shot puntano su sette composizioni, in cui il basso di Bussonet viaggia a volumi elevatissimi, ricordando la veemenza di un certo Jannick Top e mentre Jeand’heur macina ritmi impressionanti per agilità e solidità, chitarra e tastiere possono come sempre sbizzarrirsi tra fughe, solos rapidi e intensi, riff lucidi e vigorosi, frasi melodiche d’impatto e intrecci fenomenali. La coesione è sempre totale, ogni musicista fa la sua parte al meglio, mettendo il proprio talento al servizio della musica e risultando un ingranaggio perfetto di un macchinario perfetto. L’opera oggetto di recensione consiste anche in un DVD registrato all’inizio del 2008 al Triton parigino, che è un po’ la “casa” degli One Shot. La dimensione live è sempre stata molto congeniale al gruppo ed abbiamo l’occasione di appurarlo con i nostri occhi. La scaletta è incentrata principalmente sulle nuove composizioni, che dal vivo acquistano, se possibile, ulteriore forza. A completare il tutto, troviamo anche una versione in studio del brano più riflessivo, “Blade”, ed una serie di interviste. Non è musica per tutti… gli One Shot non vogliono certo trasmettere tranquillità, ma lanciarsi piuttosto in un debordare impetuoso di note e rinvigorire la saga zeuhl con sfrontatezza, con la sicurezza di chi ha i mezzi per dire qualcosa ed anche con l’intelligenza di chi non vuole semplicemente ostentare tecnica, ma portare avanti con decisione le proprie eccellenti idee. Anche stavolta il jazz-rock progressivo che la band propone non presenta sbavature, non ha punti deboli, non offre difetti a cui il critico può appigliarsi.
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