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Avevamo già avuto modo di capire le enormi capacità live degli One Shot, grazie al DVD allegato all’ultimo album “Dark shot” (senza dimenticare che molta della loro musica è stata registrata dal vivo in studio). Adesso arriva questo nuovo documento a testimonianza del tour giapponese dell’estate del 2010 a confermare in pieno che la band sul palco fa letteralmente faville. C’è una novità rispetto al precedente lavoro e si tratta di una variazione di organico, considerando che in concomitanza con l’uscita dai Magma, il tastierista Emanuel Borghi aveva ceduto il suo posto anche negli One Shot a Bruno Ruder, che va ad affiancarsi a Philippe Bussonet (basso), James McGaw (chitarra) e Daniel Jeand’heur (batteria). C’era quindi curiosità di ascoltare la nuova line-up, anche se considerando la caratura dei personaggi in questione (ci vuole un fenomeno per rimpiazzare un altro fenomeno) non c’è da meravigliarsi che fondamentalmente non si avvertono cambiamenti rispetto a quanto ci aveva abituato la band. L’affiatamento è totale, l’integrazione di Ruder, come prevedibile, è perfetta, la musica scorre via fluida, veloce e travolgente e possiamo ascoltare l’ennesimo saggio di bravura in sessantatre minuti e mezzo di fuoco. Registrato durante gli spettacoli tenuti al Sunrize di Tokyo, il cd si apre con uno dei pezzi pregiati della discografia degli One Shot, “Urm”, un assalto zeuhl dettato dai colpi ritmici secchi e solenni di basso e batteria, che partono lenti e maestosi, per poi andare verso accelerazioni vertiginose, sulle quali chitarra e piano elettrico fanno di tutto. Quasi a dare un senso di continuità segue “Black P.”, tratta dall’ultimo studio-album, che con i suoi riff avvolgenti e la carica di adrenalina risulta uno dei brani più diretti e vigorosi della band. Il resto è il solito poderosissimo jazz-rock ultratecnico e trascinante, trasportato in sede live, che mostra per l’ennesima volta il talento immane di questi musicisti, capaci di fare l’impossibile con i loro strumenti, lanciandosi anche in avventurose improvvisazioni che dilatano composizioni già di base caratterizzate da una lunga durata. Perle come “Ewaz vader” e “Missing imperator”, tra intrecci funambolici, ritmi pronti a mille variazioni e solos spettacolari, traggono nuova linfa vitale e brillano nella maniera più lucente anche dal vivo. E’ sempre impressionante ascoltare le evoluzioni sonore proposte dagli One Shot e chi li segue già da un po’, pur non meravigliandosi dell’ennesimo saggio di bravura, resterà catturato anche in questa occasione, grazie ad un repertorio di primissima qualità e alle esecuzioni sempre chirurgiche dei musicisti. Ma questo live può rappresentare anche una ghiottissima occasione per chi si vuole addentrare per la prima volta nel mondo di una band fenomenale che ha già scritto pagine fondamentali nella storia di quel ramo del prog orientato verso zeuhl e jazz-rock.
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