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Nei primi anni di attività dei Magma, la leadership di Christian Vander non era così ferma e incontrastata come nei periodi successivi. In particolare, emergevano forti le personalità del fiatista Teddy Lasry e del pianista François Cahen, che con i loro strumenti contribuirono in maniera determinante a delineare la musica del gruppo e a spingerla sul versante jazz-rock. Nel secondo album della band, datato 1971, il primo lato era interamente occupato da una composizione firmata da Vander e intitolata " Rïah Sahïltaahk ". Si trattava di un pezzo che superava i venti minuti in cui si avvertiva che il sound dell'esordio, già originale, ma imparentato chiaramente con certo jazz-rock progressivo, si stava evolvendo verso qualcosa di nuovo, di diverso, di più spigoloso. Il sax di Lasry e il canto di Blasquiz mostravano ancora punti di contatto abbastanza evidenti con il debutto, ma certe reiterazioni, certi momenti più duri e la struttura di una certa complessità erano una piccola anticipazione di quello che sarebbe divenuta la musica dei Magma con “Wurdah Itah” e “Mekanik Destruktiw Kommandoh”. Ad oltre quarant'anni da quel lavoro, Vander ha voluto tornarci su, proponendo una nuova rielaborazione che vede ora la luce su cd dopo essere stata già proposta dal vivo a partire dal 2011 e dopo un’anteprima che avevamo già potuto gustare sul DVD “Mythes et legendes – Epok V”. Da un punto di vista formale, la lunga composizione non vede grosse variazioni nella sua nuova veste, che ha una struttura ed un minutaggio non distanti da quelli originali. I cambiamenti si avvertono più che altro nell’apparato timbrico, con alcune differenze ben sostanziali. In particolare manca del tutto il sax che tanto caratterizzava l'originale, sostituito dalla chitarra graffiante e ruvida di James McGaw, con il vibrafono e il piano elettrico che ben lavorano di contorno. Anche da un punto di vista ritmico sembra avvertirsi una minore vivacità rispetto al brano targato 1971 e il motore propulsivo basso-batteria esprime più asprezza e cattiveria, con quella potenza devastante garantita dall'affiatamento totale della straordinaria coppia Christian Vander-Philippe Bussonet. La presenza di tre cantanti (Hervé Aknin, Stella Vander e Isabelle Feuillebois), inoltre, rende le parti vocali molto più maestose, più in linea con quanto fatto con "Mekanik destruktiw kommandoh" e con gli album del nuovo millennio, attraverso momenti corali di grandissima intensità e i classici rimandi al "Carmina Burana" di Orff. Insomma, se analizzando la storia dei Magma “Rïah Sahïltaahk” poteva apparire come una sorta di momento di passaggio dal sound del debutto a quello della maturità, la rivisitazione vanderiana odierna avvicina nettamente questa magnifica pagina alla scuola zeuhl più classica e va ad arricchire ulteriormente una delle discografie più incredibili e di alto livello della storia del prog. Resta un po' di rammarico per la durata contenuta del cd (che non va oltre i ventiquattro minuti e mezzo), considerando che anche la nuova composizione "Slag tanz" è pronta e sarà pubblicata a breve. Ma si sa, i percorsi della mente di Vander non sono accessibili ai comuni mortali.
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